venerdì 4 agosto 2017

Campane che suonano

Alle note “metalliche” sono spesso imparentate altre misteriose voci

di Paolo Brondi

In tanti borghi e paesi, è possibile ascoltare il suono delle campane che, dall'alto di chiese baciate dal sole, ci aiuta a sospendere, almeno per un poco, i rumori del presente. E' un suono che sembra non logorarsi mai, né corrotto da ruggine, né oscurato dal tempo e che sovente suscita brividi nuovi. Con quel suono si imparentano voci il cui senso è perenne.
E' il caso della voce della libertà, ricercata, cantata, difesa, anche con spargimento di sangue, in tempi ove valori e fede orientavano le vicende degli uomini. Oggi è parola che corre il pericolo di essere vanificata, trasformata in una fittizia ed immaginaria espressione di tutti i legami che si stabiliscono fra gli individui, quando gli stessi siano tenuti insieme da un potere esteriore e burocratico. Questa voce non è saldamente costruita perché poggia sopra fondamenti diversi da quelli della natura stessa dell’uomo.
La voce della libertà merita, invece, di essere risanata e difesa, come manifestazione dell'accordo fra interesse generale e interesse personale, fra comunità e singolo, e segno perenne di giustizia, verità e pace.

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