mercoledì 15 marzo 2023

La violenza tra i giovani


(Angelo Perrone) «Prendevo a cazzotti in faccia i ragazzini che si rifiutavano di darci i soldi, così ci sentivamo forti», ha raccontato un 16 enne nel corso di un’inchiesta giornalistica sul fenomeno della violenza di strada da parte di adolescenti.
Il fenomeno delle baby gang è in aumento. Negli ultimi tre anni, è cresciuto il numero dei minori denunciati per lesioni, furti, rapine. L’obiettivo è il guadagno immediato, denaro, oggetti di uso corrente, cellulari, orologi. Il mezzo è l’intimidazione e quando non basta la violenza.
Gruppi composti da pochi soggetti, non più di 10, per lo più maschi, ma ci sono anche femmine, età compresa tra i 15 e i 17 anni, sono al centro di episodi di questo tipo. Vanno in giro alla ricerca di vittime, portano coltelli e bastoni da usare all’occorrenza per minacciare o vincere resistenze.
Nei negozi, rubano alcolici con cui ubriacarsi; rapinano passanti per avere il necessario per i prodotti alla moda. Provocano risse nei locali e nei luoghi delle movide, alimentano scontri con gruppi rivali.
Essere prepotenti, mostrarsi duri e senza paura sembra il messaggio comune dei giovani più violenti, anche quando sfoggiano maschere ideologiche. È come essere galvanizzati dall’audacia e sentirsene fieri. 
Qui non importa davvero il motivo dell’azione. La soddisfazione personale, il contrasto politico. La condotta è ancora più grave se si invoca una motivazione ideologica, che comunque non può spiegare né giustificare l’aggressione all’altro. Costoro non hanno paura delle conseguenze, non pensano a quanto potrebbe accadere alle vittime o a sé stessi.
La violenza incontrollata è la cifra comune di certe realtà, nelle quali si consuma la rottura dei legami personali e sociali. Si smarrisce il senso di appartenenza alla comunità umana. Quest’inclinazione può corrompere tanto il privato che il pubblico. Il ricorso alla sopraffazione diventa rovinoso per sé come per la convivenza civile.

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