Passa ai contenuti principali

Sicurezza e propaganda

L’incapacità di andare oltre la repressione (inadeguata)


(Angelo Perrone) La sicurezza ha due fronti, la repressione del crimine e la prevenzione. Non sono contrapposti. Nell’eterno dibattito su cause ed effetti, la priorità, per logica, dovrebbe essere occuparsi delle cause. Così si prevengono le conseguenze. Vale per la criminalità, la devianza sociale, la sicurezza pubblica.
Quanto agli effetti, è opportuno individuare il cuore delle questioni e mostrarsi capaci ed efficaci. L’opinione pubblica deve rispettare le leggi, ma prima capirne i contenuti. Il messaggio deve essere chiaro e sensato.
Di fronte alle riforme, come quella (ennesima) sulla sicurezza, la domanda è sempre la stessa. Sono una risposta adeguata? In questo caso: quanto accrescono la tranquillità sociale, quanto migliorano la convivenza? Sono interrogativi che vengono in mente, leggendo il testo del disegno di legge del governo, denominato “ddl Sicurezza” con una certa iperbole, appena approvato alla Camera e rimesso al Senato per la definitiva lettura.
Il governo ha molto pubblicizzato la sua iniziativa. Non è la prima volta che interventi di settore, limitati, hanno un titolo di tale ampiezza (e genericità) da identificarsi con l’intero problema. Un intento ambizioso, temerario. Sicché, stante l’inevitabile vaghezza, serve entrare nei dettagli, vedere i contenuti, per capire in che direzione si vada.
Il termine “sicurezza” è uno dei più inflazionati, sbandierato per giustificare iniziative di ogni tipo, e finisce per essere indifferente rispetto alle misure. 
Il disegno di legge sulla “sicurezza” introduce un numero eccezionale di nuovi reati o inasprimenti di pena. Su 38 articoli, la maggioranza contiene: aumento dei reati, innalzamento di pene, restrizioni dell’ambito delle fattispecie pregresse. Carlo Nordio, il ministro della Giustizia, si è smentito: aveva più volte assicurato la contrarietà all’introduzione di nuove fattispecie di reato.
Il testo di legge è un ginepraio di articoli che purtroppo spetta agli studiosi e ai giudici decifrare e coordinare con la normativa vigente, incontrando difficoltà. L’iniziativa suscita perplessità per la materia affrontata e per il modo di intervenire. 
Riguarda condotte già disciplinate dalla legge penale, oppure casi, che hanno suscitato un certo clamore, ma che presentano una limitata rilevanza per gravità e pericolosità sociale.
Emerge una discutibile rappresentazione della realtà. L’atteggiamento è stato definito “panpenalismo”, a indicare un populismo declinato in chiave di estensione a dismisura – e sproporzionata perciò inefficace – della risposta penale. 
Beninteso a senso unico. C’è attenzione alle promesse elettorali, sensibilità esasperata verso umori viscerali nell’opinione pubblica, lettura acritica di episodi di cronaca, amplificazione di turbative minime.
Invece sono trascurati fenomeni gravi che inquinano la vita pubblica, per la quale vale il criterio opposto (limitazione delle intercettazioni, abrogazione dell’abuso di ufficio, ecc.).
Veniamo ai passaggi principali.
Uno dei punti più pubblicizzati è l’art. 10 che prevede il nuovo reato di «occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui», con una pena molto alta. Verrebbe da pensare che fin qui non si sia fatto nulla. Non è così. Il fatto, l’occupazione di una casa, è già sanzionato, sotto svariati profili, da tre articoli del codice penale (633, 633-bis e 634) e, oltre tutto, sulla materia era intervenuto il governo Meloni, nel 2022, con il cosiddetto “decreto Rave” (introduzione dell’articolo 633-bis: reclusione sino a 6 anni chiunque «organizza o promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui»).
L’aggiunta della nuova fattispecie a quelle precedenti (con inevitabile confusione interpretativa) e la tempistica rimandano piuttosto alla polemica suscitata dalle parole dell’eurodeputata Ilaria Salis circa la legittimità delle occupazioni delle case: sembrano solo una risposta propagandistica del governo, a prescindere dalla necessità dell’intervento legislativo.
Un altro punto molto sottolineato della riforma è quello che, all’art. 14, regola il reato di blocco stradale. È una norma sull’onda mediatica delle manifestazioni ambientaliste di “Ultima generazione”, censurabili e fastidiose, ma contrastabili, e infatti gestite, con gli strumenti in vigore.  Il fatto era già stato trasformato da illecito amministrativo a reato, con un altro lungimirante “decreto sicurezza”, voluto da Matteo Salvini, nel governo gialloverde di Giuseppe Conte. 
L’entità della nuova pena (reclusione di appena un mese rispetto alla multa, salvo aumenti per aggravanti) è simbolica, priva di conseguenze pratiche. Una sanzione tanto lieve è destinata a non essere mai eseguita, rientrando in “benefici” e soluzioni alternative. 
Non sono sfuggiti al governo fatti deplorevoli, ma circoscritti, come i borseggi commessi da donne nomadi, spesso incinte, ai danni di passeggeri delle metropolitane. Ecco pronta un’apposita aggravante concepita addirittura come “comune”, cioè applicabile a qualunque fattispecie contro il patrimonio (l’aver commesso il fatto “dentro a una stazione ferroviaria o della metropolitana, o nelle loro vicinanze, oppure dentro ai vagoni di un treno o della metropolitana”). 
Tuttavia, per il reato più frequente in quelle circostanze – il furto – tale aggravante (fatto commesso nelle stazioni) è già prevista; per il resto – a parte l’odiosità - rimane da chiedersi quale coefficiente di maggior gravità e pericolosità sia insito nella circostanza, che non possa essere valorizzata con la normale graduazione della pena tra minimo e massimo.
Il diluvio delle disposizioni, almeno fino al prossimo “decreto sicurezza”, continua. L’elenco delle situazioni molto pericolose è inarrestabile, quanto frammentario e minuto, ai limiti dell’irrilevanza. La norma anti-ong, che inasprisce le sanzioni per i comandanti delle navi che compiono “atti di resistenza o ostilità” verso le imbarcazioni militari. Quella che aumenta le pene per reati “contro pubblici ufficiali”.
Quell’altra che le aumenta per chi sfrutta minorenni per chiedere l’elemosina (l’accattonaggio). L’altra che prende di mira le truffe agli anziani, la lavorazione della cannabis, anche l’inosservanza dell’alt della polizia stradale, financo la vendita di schede Sim a soggetti non identificati (gli immigrati irregolari).
L’impostazione del decreto è analoga a quella adottata dal governo Meloni e dal suo Ministro della Giustizia Nordio sin dal suo esordio: in due anni dall’insediamento la risposta ai problemi di qualsivoglia consistenza è consistita nell’introduzione di nuovi reati, finora una quindicina.
Ipotesi costruite sull’onda emotiva di episodi di cronaca, senza un filtro di oggettiva gravità, e senza una prospettiva di fattibilità ed efficacia.
È il “tipo giuridico mediatico”, la regola giuridica generale costruita sul perimetro esterno della pericolosità sociale.
La dinamica è esemplare. L’evento specifico è osteggiato politicamente, quindi è estrapolato dalla sua singolarità e posto a fondamento del vivere di tutti, alimentando un processo distorsivo dell’ordinamento penale, purtroppo non nuovo.
Il caso individuale, senza un vaglio, non può assurgere a soluzione di un problema generale. Il disordine penale dilaga, mina la ragionevolezza della legge, ribalta la funzione della normativa: alimenta proprio l’insicurezza sociale che si voleva contrastare.

Commenti

Post popolari in questo blog

👻 Varosha e il vuoto: la città fantasma di Cipro come specchio interiore

(Introduzione a Daniela Barone). Varosha non è solo un quartiere abbandonato di Famagosta, ma il simbolo di un trauma storico congelato all'estate del 1974. Tra le sue rovine silenziose e le spiagge un tempo meta del jet set, si nasconde il racconto della violenza e della perdita, ma anche una profonda lezione filosofica. Il suo status di "non luogo" si riflette nel vuoto interiore che, come esseri umani, siamo costretti ad affrontare.

Gli amanti di Marc Chagall, tra sogni volanti e la solitudine della realtà

(a.p. - INTRODUZIONE) ▪️ Fantasie popolari, figure volanti, personaggi solitari. Il presente, in Marc Chagall, è sempre trasfigurato in un sogno che richiama le suggestioni della sua infanzia, comunque felice nonostante le tristi condizioni degli ebrei russi, come lui, sotto lo zar. Colori liberi e brillanti accompagnano figure semplici e sinuose, superano i contorni dei corpi e si espandono sulla tela in forme fantastiche. Le sue opere sono dedicate all’amore e alla gioia di vivere, descrivono un mondo poetico che si nutre di ingenuità ed è ispirato alla fiaba, così profondamente radicata nella tradizione russa. (Marina Zinzani - TESTO) ▪️ Desideravo una casa, un luogo caldo ed accogliente in cui tornare la sera. Desideravo qualcuno a cui raccontare la mia giornata. Desideravo un grande albero, a Natale, pieno di luci e di regali. Desideravo una bambina che mi accogliesse buttandomi le braccia al collo. “Il mio papà!”: ecco le sue parole. Desideravo un luogo di vacanze, ma soprattutt...

📱 Dipendenza da notifiche e paura di restare fuori: perdersi qualcosa è una gioia

(Introduzione ad a.p.). L’iperconnessione asseconda il bisogno di controllo sulle cose e alimenta l’illusione che tutto, sentimenti e informazioni utili, sia davvero a portata di mano. Ma genera ansia e dipendenza. Questo ciclo vizioso è alimentato dalla chimica del nostro stesso cervello. Perché non pensare ad una "disconnessione felice" scoprendo il gusto di una maggiore libertà e della gioia di perdersi qualcosa?

👵 Tardona, a chi? Anatomia di un giudizio e valore del tempo

(Introduzione a Marina Zinzani). È questione di parole e di definizioni che la società impone, spesso con crudeltà. Non di anagrafe o di aspetto. Marina Zinzani riflette sulla suddivisione delle donne in categorie, secondo età, chiedendosi cosa si nasconda dietro appellativi come "tardona" e quanto sia difficile sfuggire alla legge del tempo. 🗣️ L’ombra degli appellativi (Marina Zinzani - RIFLESSIONE) ▪️ Dunque, ci sono degli appellativi per ogni età. Donna matura, donna non più giovane, milf, addirittura tardona. Una definizione in grado di cristallizzare un’età che avanza, che sottolinea un aspetto fisico che racconta i propri anni. Il meglio è dietro le spalle, verrebbe da dire. Chi lo dice? Uomini che guardano le più giovani, donne che sono giovani e si sentono tali. La milf, la donna di mezza età, la tardona, o come diavolo viene chiamata, spesso sul web, fa del suo meglio per restare giovane. E lo fa a partire dal trucco, dall’abbigliamento, spesso anche sbagliando per...

🍾 Messaggi in bottiglia: le storie che il mare ci restituisce

(Introduzione ad a.p.). C'è qualcosa di magico e misterioso nei messaggi in bottiglia. Sono oggetti che viaggiano attraverso il tempo e lo spazio, portando con sé storie di speranza, amore, disperazione e scoperta. Questo metodo di comunicazione, antico e affascinante, ha attraversato i secoli, diventando un simbolo di connessione tra persone sconosciute, separate da oceani e generazioni.