domenica 4 dicembre 2016

Lo spessore opaco della letteratura

di Paolo Brondi

Altro è lo sguardo orientato per il “dal”; altro quello che si mantiene su “del”.
E’ un rapporto fra interno-esterno che ben si comprende se applicato, ad esempio ad un testo letterario: dal è lo sguardo che dal mondo si porta al testo; del indica lo sguardo che dal testo bisogna rivolgere al mondo. Chi si mantiene fermo ad una interpretazione fondata su “dal” anche pretende che il testo risponda all’esecuzione di un compito, spesso ideologico o politico, o in linea con i desideri e la mentalità del tempo corrente.
Si tratta di pretese frequenti nella nostra cultura e tali che hanno indotto pure moltissimi autori ad infittire i testi letterari di metalinguaggi valoriali, ideologici, politici, socio ambientali, e spesso di un gergo sub-popolare, creando così, su questa via, uno spessore opaco per la letteratura, fatto di mercificazione del linguaggio.
Attraverso l’influenza dei media è facile cadere nella persuasione che tutto è linguaggio e ogni messaggio non rivela altro che se stesso. Difficile quindi, in un mondo diventato un agglomerato di segni, recuperare o cercare chi è ancora in grado di volere-sapere e parlare di un mondo ed è del tutto ingenuo rivolgersi ad un testo letterario per sentir raccontare storie o storielle. Se ne può sentire molte e anche saporite in qualsiasi piazza o in varie e frequenti trasmissioni televisive. E’ qui che s’impone il volgere lo sguardo su “del”, per entrare dentro il mondo che il testo descrive, per conoscere la messa in questione del mondo, per confrontarci con possibili mutamenti simbolici, idonei a mutare la stessa nostra percezione, l’organizzazione e il giudizio sul mondo.

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