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Il vascello sballottato dai venti

di Laura Bonfigli
Intervento sul tema Quale famiglia (P. Brondi, PL 11/11/15)

La famiglia, analizzata, osservata e studiata non solo nel corso del tempo, ma anche nelle sue molteplici manifestazioni odierne, seppur sballottata come un vascello nel mare in tempesta, resiste alla modernità e sopravvive a se stessa, grazie ad un processo di lenta ma costante metamorfosi. Ovviamente alla vecchia struttura verticale si è sostituita una struttura orizzontale in grado di accogliere legami più articolati e differenziati.
La famiglia è divenuta più elastica e flessibile, ma una cosa è certa: come non è stata il luogo dell'amore in passato, quando l'auctoritas del pater familias aveva la meglio sulla moglie e sui figli o quando era lo strumento privilegiato per costruire alleanze economiche e politiche, non lo è neppure nel presente; anzi spesso la famiglia è il luogo del conflitto permanente, è il parafulmine su cui si scaricano le forti tensioni accumulate nella vita quotidiana.
Ma ieri come oggi la spinta individuale ci sollecita alla ricerca dell'altro grazie all'inclinazione della natura per la quale, come afferma Umberto Galimberti, siamo e restiamo semplici "funzionari della specie". Proprio per questo continuiamo a mettere su famiglia che, certamente, non essendo più il risultato di un contratto tra le parti, ma piuttosto una costruzione nata dalla volontà dei singoli, assume i contorni di un grande contenitore, incapace, però, di fondere ed amalgamare i sentimenti, le aspettative, i sogni, le illusioni dei singoli, destinati fatalmente ad implodere al primo urto.
All'interno della famiglia non sempre si è felici, né tantomeno realizzati, ma paradossalmente, dal momento che i valori dominanti nella società occidentale sono la ricchezza, il successo ed il profitto, il tutto a scapito della solidarietà, la famiglia, pur con tutti i suoi limiti e le sue laceranti contraddizioni, non ultima l'afasia emotiva (ovvero l'incapacità di dialogare e di sublimare le pulsioni, trasformandole in emozioni e sentimenti), resta pur sempre il luogo privilegiato in cui avvicinare l'altro attraverso la parola: non quella abusata, ipocrita ed infida del conformismo più dilagante, ma la parola autentica, genuina, ovvero "il refrigerio di una parola amica" di manzoniana memoria, la sola in grado di sanare la ferita che una società estranea, egoista ed alienata come la nostra non è più in grado di curare.

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