venerdì 5 novembre 2021

Halloween, la nuova festa

Dolcetto o scherzetto, nuove usanze


di Laura Maria Di Forti

Halloween: una festa che certamente non appartiene alla cultura italiana ma che in questi ultimi anni è entrata di prepotenza nelle nostre vite più per ragioni commerciali che per rispetto alla tradizione.
Si cerca sempre un motivo per vendere di più e allora ecco apparire, a fianco al Natale, Carnevale, Pasqua e alle varie ricorrenze in onore delle mamme, dei nonni, dei papà, degli innamorati e chi più ne abbia più ne metta, anche questa festa che ha antiche origini celtiche. 
Così, mentre le vetrine si riempiono di decorazioni e persino di dolci a forma di streghe, mostri e fantasmi, i bambini amano travestirsi da scheletri e vampiri. Certo, le immagini che ci arrivano agli occhi sono molto diverse da quelle derivanti dalle maschere della Commedia dell’Arte e che sicuramente maggiormente ci appartengono!
In questo teatro gli attori, che avevano un grande margine di improvvisazione e facevano pertanto valere non solo la loro sapienza recitativa ma anche la loro inventiva, usavano delle maschere che li caratterizzava e che rappresentavano le varie tipologie umane. 
Così, se Arlecchino è il servo combina-guai e Brighella quello furbo, Balanzone è il medico serioso e presuntuoso, Pantalone è il tipico mercante, ricco e spaccone, Colombina è la serva scaltra e Pulcinella è il servo sciocco e al contempo saggio. 
Sicuramente, comunque, sono maschere divertenti e simpatiche mentre i mostri di Halloween suscitano ribrezzo e orrore. Ma, al mondo di oggi, il genere horror va molto di moda e allora frotte di bambini e adolescenti si mascherano con l’intento, forse, di esorcizzare la paura della morte.
Dolcetto o scherzetto? Anche mio nipote di tre anni e mezzo si è mascherato da “streghetto” e, con una zucchetta di plastica, è andato in giro per i negozi con altri bambini. Risultato: ha riempito di caramelle la zucchetta rimediando perfino una rosa da un fioraio. Un gran bel bottino da consumare poco alla volta, però.

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