venerdì 12 maggio 2023

Le domande inevase sul Covid (da Eurispes.it)

L’ obbligo di chiarezza verso singoli e collettività


(Angelo Perrone) Il primo ostacolo da superare è una sorta di ritrosia emotiva a ricordare giorni tremendi. La memoria fatica a recuperare le prime settimane di Covid all’inizio del 2020 e il lungo periodo di lockdown. Perciò l’inchiesta giudiziaria di Bergamo sulle vicende accadute in alcune zone della Lombardia e il dibattito che ne è seguito hanno il sapore di un difficile ritorno al passato.
La reazione di incredulità verso questa indagine, persino lo scetticismo, sconta un contraccolpo psicologico. È comprensibile che, a distanza di tempo e presi da altro, sia complicato ricordare fatti, eventi, persone. Innanzi tutto sul piano emotivo. Eppure quel bagaglio di conoscenze, con i dettagli e i singoli passaggi, è necessario oggi più che mai, per guardarsi intorno, oltre che per qualche riflessione sull’inchiesta penale.
Ci sono tante ragioni per cui la gente è restia a ripercorrere gli eventi che hanno trasmesso mostrato la nostra precarietà, e quanto, come organizzazione statale, fossimo impreparati di fronte all’imprevisto. 
Accanto alle inquietudini sociali, al sovvertimento delle abitudini, al cambio di prospettive, ci sono, a fare la differenza, motivazioni personali. La diversità delle storie individuali segna una linea di demarcazione. Non è andata per tutti allo stesso modo, questo va detto. 
Chi ha attraversato quella primavera e i mesi successivi senza perdite, lutti, disagi, salvandosi dal peggio, potrebbe persino conservare sensazioni positive. Sarebbe allora possibile pensare a quel tempo come a un periodo in fondo tranquillo quanto insolito, e prodigo di scoperte positive. 
Ma un gruppo di persone, specie al Nord e in particolare il Lombardia, ha vissuto un’esperienza ben diversa. Contrassegnata dalla scomparsa di parenti ed amici, dalla perdita di affetti e legami. In un contesto di desolazione e smarrimento. Senza la possibilità consolante di accompagnare le persone care nell’ultimo tratto, e l’opportunità di elaborare il lutto. Rimangono le domande su quanto è stato fatto, e su quello avrebbe potuto evitare tante morti.
Gli interrogativi sulle modalità di diffusione e contrasto della pandemia sono esattamente il cuore dell’inchiesta penale appena conclusasi. A conclusione, sono state riscontrate «criticità» in virtù di «valutazioni scientifiche, epidemiologiche, di sanità pubblica, sociologiche e amministrative». Si vedranno gli sviluppi, e ancor più gli esiti giudiziari.
ll «senno di poi» è discutibile metro di giudizio, le valutazioni andrebbero rapportate allo stato delle conoscenze dell’epoca, alla situazione data. Di fronte al nuovo, all’ignoto, sono inevitabili il tentativo, l’approssimazione, l’incertezza. È una considerazione ragionevole e convincente, a condizione però che non esaurisca la riflessione, non metta a tacere la ricerca di verità.
Certo possono esserci stati comportamenti illeciti, riferibili a singoli, però quest’ottica di indagine potrebbe essere limitativa e deludente. Difficile che un giudizio controfattuale – azionabile solo su singoli casi - possa dimostrare che, diversamente operando, tanti morti sarebbero stati evitati. 
A tutto ciò, si è aggiunta la scarsità delle competenze specifiche della politica e dell’amministrazione in materia di salute pubblica. Mancava un metodo di raccolta e studio delle informazioni in materia, difettava la propensione a consultare le voci della scienza.
Quale che sia il risultato dell’indagine penale, bisognerebbe avere consapevolezza del confine che separa la commissione di un reato dalla gestione della cosa pubblica. Questa distinzione non chiude porte, ma ne apre tante, forse persino più adatte ad affrontare la natura dei problemi emersi. Serve moltiplicare gli sforzi di chiarezza, accrescere le possibilità di risposta. È importante sapere quale approccio adottare, come muoversi, affinché i risultati siano coerenti con le nostre aspettative.

1 commento:

  1. Purtroppo gli eventi che ci hanno travolto a inizio covid sono stati devastanti e, comunque, hanno lasciato tracce in ciascuno di noi. Quanto alle misure prese allora io credo che meglio di così non si potesse da parte di chi gestiva la cosa pubblica. Ricordiamo con quanti ostacoli da parte di commercianti e una certa parte del governo, quello che attualmente è a capo della nazione che all'epoca si dichiarava all opposizione, si Dovette confrontare sia il premier che il ministero della sanità. I posteri valutano sempre ma bisogna trovarsi in certe situazioni. Sono Dell 'avviso che si è fatto quanto di meglio allora si potesse fare e siamo stati salvati da una scelta dura, ma che si è rivelata la migliore, vale a dire il lockdown.

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