giovedì 18 maggio 2017

Cari agli dei

Il 18 maggio 1939 nasceva Giovanni Falcone

di Marina Zinzani

Fiumi d’inchiostro si sono usati per Giovanni Falcone, e migliaia di parole hanno girato, girato, ora per esprimere il dolore, ora per urlare la rabbia, e tante parole poi si sono taciute, in un senso di rassegnazione: è così, le cose stanno così, non c’è niente da fare.
La figura dell’eroe riporta ai libri di storia, ricordi fra i banchi di scuola, qualche professore che animava noiose giornate accendendo un bagliore: quel bagliore su cui stanno i grandi, i giusti, i coraggiosi, quelli che si muovono quando gli altri hanno paura, quelli che danno speranza e hanno forza, la forza di chi non ce l’ha.
Gli eroi hanno un destino triste: il diverso ha una vita difficile. E l’eroe è quello che non si omologa, non si nasconde, crede. E in questo suo credere si sviluppa tutto il senso della sua vita, e i pensieri, le azioni diventano mezzi perché ciò in cui si crede diventi realtà.
Se Giovanni Falcone oggi fosse vivo. Non vengono le parole, per esprimere quello che penserebbe, per definire il cammino che avrebbe compiuto. Si può immaginare una cosa, probabilmente la più reale: sarebbe stato solo, nel palazzo, fra i potenti, come lo era in vita.
Sarebbe stato idealmente in compagnia di sconosciuti, chiusi nelle loro case, gli ultimi e quelli che non appaiono gli ultimi, ma lo sono in qualche modo, maggioranza silenziosa. A lui avrebbero guardato questi, che hanno rabbia e voglia di rinascita dentro.
Non abbiamo fatto in tempo a vedere la sua vecchiaia. Gli eroi non diventano vecchi, sono cari agli dei. Questo l’abbiamo imparato sui libri di storia, e in tanti tanti anni di vita vissuta.

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