martedì 3 dicembre 2019

Pensieri di una domenica uggiosa

La mente ripercorre le vicende familiari. Gioie e traumi: cosa ne resta nel destino dei figli

di Marina Zinzani

Le turbolenze, l’alta quota, le vertigini. La paura di volare. Il desiderio di librarsi in volo, nonostante tutto. Le incognite del giorno dopo. La supremazia della ragione e gli affanni segreti dell’inconscio. La moralità e il perbenismo, l’anticonformismo come ribellione segreta. Le similitudini, eventi paralleli che sembrano familiari. I segreti delle carte da gioco. La roulette in cui si punta molto, in cui si perde molto.
Pensieri di una domenica, appunti. Una psicologa e i suoi pazienti, voci narranti che aveva incontrato durante la settimana, frammenti di esperienze, di dolori, che aleggiavano ancora nella sua mente. Tappe di percorsi, ogni settimana un’altra tappa, verso la scoperta di qualcosa, verso i luoghi oscuri della storia di una persona. Anche del suo passato, anche del passato dei suoi genitori.
Una domanda le veniva, in quella domenica oziosa, in casa, mentre fuori una pioggerella persisteva dalla mattina. Qual era il patrimonio che un figlio si portava dietro? Non solo genetico, ma emozionale? Il dolore di un padre, una brutta esperienza della madre, una madre problematica quali ripercussioni aveva sui figli? Un condizionamento che diventava briglia da cui sembrava impossibile liberarsi, perché erano parte integrante di una personalità. E qual era allora la vera personalità del figlio?
Tutta la vita a cercare di ritrovare la personalità originale, ma esisteva veramente? O era un contenitore alchemico di esperienze dei genitori, e anche, perché no, dei nonni? Memorie e affanni che avevano condizionato.
La psicologa non riposava, la mente percorreva sentieri tortuosi, e forse non avrebbe mai trovato le risposte che trovava. Se anche le avesse trovate, sarebbero rimaste sue, erano probabilità più che altro. Un padre debole aveva forse creato una figlia insicura, un padre ambizioso aveva forse segnato il destino di un figlio, la sua difficoltà nell’accettare una sconfitta.
Si fece un tè, la psicologa, e i pensieri si dispersero nell’aria, bevendo un sorso di quella bevanda calda, mentre fuori continuava a piovere, avrebbe piovuto tutta la giornata, dicevano.

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