venerdì 19 luglio 2024

"Umiliati e offesi" di Fëdor Dostoevskij

Da Umiliati e offesi, di F.D. ed Liberamente
di Liana Monti

Un romanzo, un capolavoro. Parole semplici e dirette, che partono dalla descrizione di avvenimenti che accadono ad un cittadino in una quotidianità apparentemente normale.
Troviamo all’inizio un uomo, la voce narrante, in cerca di un’abitazione. L’incontro con persone per bene, buone, educate, rispettose. Vite familiari in armonia.
Le vicende piano piano assumono risvolti via via sempre più complessi, con trame intrecciate di storie di personaggi dai più aristocratici ai più umili fino ad arrivare al dramma e alla tragedia. Profili di persone descritte fino nei minimi particolari, entrando lentamente nella loro indole, nel pensiero, nell’accurato dettaglio del loro agire.
All’improvviso le vite delle persone semplici si intrecciano a quelle di persone ambiziose, potenti, senza scrupoli, crudeli, cattive, malvage che pur di gestire le situazioni a loro comodo, si nascondono appositamente dietro a maschere di perbenismo e altruismo con freddo e sadico divertimento.
Cosa tiene il lettore incollato alla trama?
Un’incredibile miscela di emozioni, di sensazioni, paure, apparenti gioie e inesorabili crudeltà. La sofferenza, l’ostinazione, la fragilità, la ricchezza più sfacciata e la povertà più assoluta sia materiale che psicologica. Il totale ribaltamento dei valori di moralità e giustizia.
Il potere del prestigio del denaro che tutto può comprare, l’avidità che porta a traviare il malcapitato con falsità, e poi gettarlo via come uno straccio sporco quando non serve più.
Figli utilizzati come pedine per il puro tornaconto personale. Figlie disconosciute, abbandonate e maledette dal loro padre e lasciate a morire nella malattia e nella miseria più totale.
 
“Aveva un'espressione maligna. Evidentemente, aveva voglia di pungere, mordere, ferire, deridere.”
“Mi sono liberato da tempo da ogni costrizione e da ogni dovere. Riconosco mio obbligo solo quanto può tornarmi utile.”
“Facevo frustare i miei contadini.”
“Non è sciocchezza la personalità, il proprio "io". Tutto è per me; il mondo è stato creato per me.”
“Ama te stesso! Ecco l'unica regola che riconosco. La vita è un accordo commerciale: non dovete sperperare il denaro per nulla; arrivate magari a pagare il piacere, limitando a ciò tutti i vostri doveri verso i vostri simili: eccovi la mia moralità, se vi occorre assolutamente che ve ne sia una; confesso, però, che, secondo me, è più conveniente non pagare affatto quei nostri simili, e saperli costringere a rendervi servizi gratuiti. Non ho ideali e non voglio averne; non ne ho mai sentito nostalgia.”
“Sono cattivo e vendicativo, e so insistere su quello che voglio.”
 
E sul termine dell’intera vicenda persino la natura interviene quasi a sottolineare l’incredibile e inesorabile drammaticità degli eventi.
“La giornata era calda e soffocante … polvere, calce, lavori edilizi, pietre infuocate... l'aria era avvelenata di esalazioni... Ma ecco, oh gioia! il primo rombo di tuono; a poco a poco il cielo si coprì di nuvole; il vento cominciò a soffiare, cacciando avanti a sé una nube di polvere. Grosse gocce caddero pesantemente sulla terra, poi, ad un tratto, come se il cielo si fosse aperto, torrenti d'acqua si rovesciarono sulla città.”
In una chiara allegoria, che marca ancora più definitamente la conclusione della vicenda. Il vento che soffia e l’acqua che finalmente arriva a lavare via la polvere della disperazione, a rinfrescare gli animi e spegnere il fuoco del dolore che brucia e a curare dal veleno del male subìto.
 
Coloro che sono stati umiliati e offesi, durante e dopo una lotta impari contro un nemico crudele, si sono uniti per sostenersi a vicenda e dare il meglio di sé per aiutarsi l’un l’altro. Aiuto frutto di un tesoro prezioso che nessuno ha potuto rubare loro e coltivato nel cuore. Il vero tesoro che è la forza dell’Amore.
«Questa è la mia cara, la mia innocente figliola, che voi avete offesa e umiliata, ma che io amo e benedico nei secoli dei secoli!».
 
E al termine si conclude con una profonda tristezza per avere perduto tempo prezioso lasciandosi traviare dagli eventi e accecare da personaggi ingenui a loro volta raggirati da astuti e cinici manipolatori.
“E nei suoi occhi lessi: «Avremmo potuto essere per sempre felici, insieme!”

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