di Liana Monti
In questo libro, l’autore ci parla del Marocco attraverso un’esperienza durata circa due mesi.
Si tratta di un viaggio con una delegazione, a piedi e a cavallo, in un tragitto lungo e spesso molto faticoso, costellato di vari pericoli. Grazie alla presenza della scorta armata, la sicurezza viene mantenuta anche se talvolta con qualche difficoltà.
Vengono descritti con particolari molto dettagliati i luoghi, la natura desolata, il deserto e talvolta troviamo campi rigogliosi.
Le tappe portarono De Amicis a soggiornare presso alcune importanti città. Luoghi particolari, nella forma degli edifici, nella colorazione delle mura, con quartieri differenti a seconda dei ceti sociali.
Durante questo periodo incontrò persone di ogni tipo, dalle più agiate, alle più umili. Capi politici e militari, guerrieri, servitori. Le donne, invece, venivano relegate ad un ruolo di inferiorità e subordinazione rispetto all’uomo. In presenza degli stranieri rimanevano chiuse nelle loro stanze e solo rarissimamente potevano essere viste e solo per pochi istanti.
La comunicazione con gli abitanti era molto complicata a causa della lingua differente, ma agevolata dall’aiuto dei traduttori. Ebbero modo di conoscerli, condividere pensieri, usanze, punti di vista, valori. Vengono inoltre raccontati i modi di vivere, la cultura, le abitudini, il cibo, le regole sociali e soprattutto il rapporto con la religione. Molte cose possono apparire estreme e incomprensibili per chi proviene da un paese europeo.
Per tutto il tempo della loro permanenza, gli ospiti si sono sentiti sotto osservazione per via del loro abbigliamento e del comportamento. Soprattutto durante le grandi occasioni dei ricevimenti con le autorità, venivano indossati gli abiti migliori, ma agli occhi di quel popolo risultavano strani e inopportuni “ci trovavano ridicoli.”
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