di Marina Zinzani
“Non accogliere il sonno sui delicati occhi prima di aver ben riflettuto a ciascuna delle azioni compiute durante la giornata. «In che cosa ho errato? Che cos’ho fatto? A quale dovere ho mancato?». Comincia da lì e prosegui l’esame; e, poi, biasima quel che hai fatto di basso, e gioisci per ciò che hai fatto di buono”. (Epitteto)
Non si pensa mai alla giornata appena passata, quando si sta per chiudere gli occhi e scivolare nel sonno. Sembra che sia stata una giornata come un’altra, divisa fra lavoro, casa, incombenze varie. Si sono fatte cose necessarie, era quasi un obbligo farle, e la stanchezza si fa davvero sentire. Un altro giorno se n’è andato, come un foglio di calendario che viene strappato.
In quei pochi momenti prima di cedere al sonno, un piccolo bilancio non guasterebbe, un bilancio che deve avere in sé qualcosa di leggero, il porsi qualche domanda: c’è stato un attimo in cui mi sono fermato a contemplare qualcosa, senza pensieri? Contemplare l’albero davanti a casa, i fiori sul balcone della vicina, anche una tazzina di caffè, annusandone il profumo come se lo sentissi per la prima volta?
C’è stata una telefonata con qualcuno, magari con una madre che soffre la solitudine, una conversazione che non sia stata banale, ma che le abbia portato una curiosità, una riflessione che le farà compagnia, un sorriso? C’è stato un momento di pausa dal mondo dei cellulari? C’è stata un’attenzione verso un libro, un film, un argomento che possa arricchire e far venir voglia di approfondire?
Il riscoprirsi è un partire da sé stessi, l’avvertire il silenzio, il cogliere la voglia di una pausa, di una quiete che sembra così lontana, ma che diventa sempre più necessaria.
In quegli istanti, prima del sonno, una piccola considerazione sulle cose positive fatte, su un’azione intrapresa che può migliorare le giornate, può diventare un’abitudine che ci avvicina a noi stessi, finalmente ascoltati e non più macchine sopraffatte dai doveri.
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