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Un tocco di stregoneria

Idoli e feticci: le forme che possono assumere al tempo d’oggi

di Paolo Brondi

Parole e concetti antichi trovano ancora oggi significato. Con il termine “idolo” (εἶδωλον) i greci indicavano immagini fittizie inviate dagli dei agli uomini, che s’infiltravano, come sottili pellicole, dentro l’uomo, costituendo simulacri della divinità, di una divinità che ingannava l’uomo. Oggi che la laicità trionfa, il rapporto non è più fra dei e uomini, ma fra uomo e uomo; forse non accade spesso che si spargono e si assorbono immagini fittizie e ingannatrici?
Si accumulano le idolatrie dei nostri giorni. Al posto del vitello d’oro, adorato dagli ebrei, sono scelti tanti altri referenti: campioni e squadre sportive, cantanti, cantautori, artisti e, da ultimo, soprattutto politici! E’ tutto un proliferare di elementi idolatri, oggetto di adorazione pseudoreligiosa, esseri e personaggi che sono ben lontani da meritare tale culto.
Esiste un’altra falsa immagine di cui bisogna tener conto: il feticcio. E’ parola che deriva dal portoghese “feitiço” che nasconde in sé il significato di finto, ingannevole. Dal “feitiço” deriva “feitiçeiro” che significa stregone, individuo capace di esercitare incantesimi, sciamano e tale che induce a prendere per vero, di adorare quello che invece è falso. Sono concetti ancora efficaci e, evidentemente, ancora così tanto potenti nel nostro tempo da ritenere che solo in apparenza siano diffuse scelte razionali e fondate su criteri logici.

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