Passa ai contenuti principali

Con la testa altrove

Uno strano balbettio per spiegare un errore di guida

di Paolo Brondi

Il dottor Roberto Donati quasi impazzì quando seppe da una vicina di casa che la donna amata era partita e ignorava dove si fosse recata. “A niente sono serviti tutti i miei sforzi- si diceva con rabbia - mi sono compromesso per amore e non ho ottenuto altro che schiaffi in faccia!” Seguirono giorni in cui a poco a poco precipitò nella malinconia. Gli sembrava di vagolare in un mondo vuoto, privo di quella gioia che viene anche dal niente, disperato di amare e di poter essere amato.
Si autoconvinceva di non meritare di essere amato, di essere condannato alla solitudine e, senza saperlo, riviveva l’infantile nevrosi da distacco, quella lacerazione affettiva di immane vastità. Nemmeno il lavoro destava più il suo interesse. Chiuse per ferie il suo studio e partì senza una meta. Entrò in autostrada e si diresse verso Roma. Guidava lento e non pochi furono gli improperi che gli inviavano gli autisti delle vetture costrette a rallentare e attendere con crescente nervosismo di sorpassarlo, ma non se ne curava.
Nella galleria dell’Incisa, per inveterata abitudine, accese i fanali, ma non si accorse che, pigiando i tasti, mise in funzione gli abbaglianti. A questo punto i clacson di innumerevoli vetture riempirono ogni spazio della galleria facendo scattare l’allarme ed il rapido intervento della polizia stradale. La gazzella della polizia fermò l’auto del medico e i poliziotti, intuendo che il soggetto non era del tutto normale, gli intimarono di seguirli fino al prossimo parcheggio della Certosa e, qui giunti, presero ad interrogarlo.
Declinate le generalità e mostrati i documenti di viaggio, i due poliziotti di turno non ritennero di comminare immediata sanzione, ma contattata la sede operativa centrale, lo invitarono formalmente a tornare a Firenze e a presentarsi tempestivamente alla sede della polizia stradale, nell’ufficio dell’ispettrice Alessandra Bardini. Il dottor Donati, fattosi più calmo, rispettò l’imposizione e, guidando con prudenza, ma anche con la necessaria sollecitudine, si presentò alla dottoressa Alessandra Bardini.
La giovanissima ispettrice, al termine di una mattinata densa di attività, non aveva animo di ascoltare i travagli di un soggetto qualificato instabile, così come definito per telex, e con freddezza fece entrare e accomodare il soggetto e subito lo redarguì:
“Lei si è reso conto del pericolo e degli incidenti che possono provocare gli abbaglianti accesi in una autostrada?”
Il dottor Roberto, a testa bassa, come un bambino preso in fallo, balbettò:
“Non l’ho fatto apposta, avevo la testa altrove.” E l’ispettrice, stizzita pensando di avere di fronte un vero irresponsabile, quasi gridò:
“E lei guidava con la testa altrove e che cosa aveva in testa!?”
“Un sogno…!”
“Un sogno! … Che tipo di sogno!?”
“Un sogno svanito come la nebbia all’alzata del sole.”
“Mi vuol dire, dunque, che si è messo in macchina allo svanire del suo sogno?
“Proprio così …la mia mente era vuota … il nulla era l’unica mia guida”
“Di bene in meglio…dichiara dunque che non sapeva che fare e dove andare?”
“Non sapevo dove andare perché ormai affidavo e affido la mia vita alla casualità…”
“E in quella galleria affidava al caso la sua vita e quella degli altri?”
“No…il caso è la mia terapia, è apertura ad altro da me, è disponibilità a sperimentarmi su vie diverse da quelle finora praticate.”
L’ispettrice a questo punto si fece più attenta, scoprendosi impegnata in un dilemma: doveva decidere se si trovasse di fronte ad un soggetto che sembrava agire in modo quasi magico come se ci credesse, oppure a persona che aldilà dell’emotività, mostrava una indubbia capacità di dar senso alle sue ipotesi e lo guardò con occhi nuovi. Anche il dottor Roberto alzò il viso e la guardò. Gli occhi si incontrarono e una strana corrente passò in quella stanza. Tornarono a guardarsi e, come straniti dallo stupore, si scambiarono un tenue e dolce sorriso.

Commenti

  1. Il racconto dà speranza e fa " sognare": dunque è corroborante e stimolante per la mente.
    Da un fatto negativo e che pare mettere in panne il protagonista, ne scaturisce una risorsa preziosa per lui stesso e non solo.
    I sogni sono necessari, anche se rischiano di portarci fuori dalla realtà e mettono a repentaglio la nostra incolumità fisica.
    Chi sogna non può essere vuoto, né solo, né inutile; chi sogna ha molto dentro di sé. Se anche Roberto dice di avere la mente vuota, in realtà si apriva ad altro da sé, a nuove sperimentazioni, a nuove pratiche... Dunque non al nulla ma ad altro.
    Spesso quando pensiamo di non avere scappatoie o vie di scampo, troviamo soluzioni eccezionali ed inaspettate che cambiano il corso della vita, di frequente modificandola in meglio, come è il caso di Roberto e Alessandra.
    Cristina Podestà

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

📰 Gli “anni di piombo”: Storia, memoria e l’intreccio del destino individuale

(Introduzione a Daniela Barone). Un viaggio intimo nella memoria degli “anni di piombo”, dove la Storia non è solo cronaca, ma destino individuale. L'autrice ci guida attraverso i momenti chiave del terrorismo italiano, dal dolore per l'omicidio Moro alla sorprendente coincidenza che lega la sua vita privata a una figura centrale della lotta al terrorismo. Un pezzo che dimostra come i grandi eventi nazionali lascino tracce indelebili e inattese nella vita di ognuno. (Daniela Barone - MEMORIA) ▪️ Gli “anni di piombo” sono un ricordo indelebile nella mia mente. Le Brigate Rosse avevano sconvolto il nostro Paese, non solo la mia Genova di giovane donna. Nel libro “ Che cosa sono le BR ” di Giovanni Fasanella e Alberto Franceschini che lessi nel 2004, mi colpì una frase di quest’ultimo: « Partimmo alla conquista di un nuovo mondo ma non ci rendevamo conto che, in realtà, aiutavamo a puntellare quello vecchio .» L’uomo, uno dei fondatori dell’organizzazione terroristica, rivela nel ...

📝 A gran salita gran discesa: la fatica e la caduta dopo il successo

(a.p. - Introduzione a Laura Maria Di Forti). Il proverbio di oggi: “ A gran salita gran discesa. ” La fatica che spesso accompagna il successo, ma anche la severa lezione che la superbia precede la caduta. Cosa ci riserva il futuro? La tradizione popolare italiana si è sempre espressa con proverbi e modi di dire, rimasti poi nella memoria comune. Oltre le apparenze, non sono una ingenua semplificazione della realtà con cui ci confrontiamo ogni giorno. Molto di più, uno sforzo per riflettere e capire. E magari scovare il bandolo della matassa. Interpretano sentimenti diffusi, traducono in poche battute concetti complicati, tramandano una saggezza solo apparentemente spicciola, qualche volta sono persino di aiuto per suggerirci le mosse opportune. Ci hanno consolato, ammonito, contrariato. Ce ne siamo serviti per affrontare momenti difficili e uscire da situazioni scabrose. Già pubblicati: Il mattino ha l’oro in bocca , Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco , Tra i due litiganti il t...

📝 L'argine. Ricordi e nostalgia

(Introduzione a Maria Cristina Capitoni). C’è una corsa che ci portiamo dentro, troppo breve per lasciare il segno. Maria Cristina Capitoni riflette in versi sulla nostalgia del tempo, quando l'unica via è tornare indietro a quegli istanti felici solo nel ricordo. (Maria Cristina Capitoni - POESIA) ▪️ Quella corsa sull’argine fu forse troppo breve per lasciare il segno avrei dovuto correrla fino alla fine del fiato per non dover poi tornare indietro a quegli istanti felici solo nel ricordo scanditi in fretta per nascondere un dolore sordo.

💔 Ti regalo la mia assenza: l’addio lacerante tra passione e diversità

(Introduzione a Laura Maria Di Forti). L'amore più vero e passionale può scontrarsi con l'insormontabile muro della diversità di carattere? Questa lettera d'addio di Laura Maria Di Forti svela il conflitto tra l'ego narcisista e la forza di un sentimento immenso. Un addio straziante, dettato dalla consapevolezza che due "parallele non si incontreranno mai", ma necessario per garantire la felicità altrui. Leggi la riflessione sul dolore della separazione e il coraggio di farsi fantasma. (Laura Maria Di Forti - LETTERA) ▪️ Caro amore mio, ti dico addio, addio per sempre. Lo so, sono stata superba, egocentrica, mi sono rivelata una sciocca narcisista, una donna insensata, forse troppo pretenziosa, all’apparenza persino superficiale. Ma io ti ho amato. E l’amore, quello vero, immenso, romantico e senza limiti, senza raziocinio, l’amore puro e fruttuoso di passioni, questo amore che io sento dentro di me e per te solo, mi aiuterà a sconfiggere l’ego che alberga so...

🎄 Addobbi di festa, e l’emozione di quel senso di vuoto

(a.p.) ▪️ Il rapporto con le feste, tra euforia e malinconia Addobbi floreali e tante candele. Composizioni che rallegrano ambienti e la tavola. Dalle più classiche a quelle ispirate alla natura invernale. Materiali di tendenza, colori alla moda. Una liturgia cromatica e sonora che non ammette sfumature. Il rosso ovunque, nelle cose e nell’abbigliamento, sino all’intimo, la sensazione di qualcosa che stordisce. È un vero e proprio bombardamento sensoriale e commerciale, un'imposizione a essere felici che, paradossalmente, può generare un senso di estraneità e una pressione psicologica insopportabile. L'oscillazione di sensazioni Le strade alternano assembramenti di gente alla ricerca spasmodica di regali, prima natalizi e poi epifanici, a vuoti improvvisi, silenzi martellanti, saracinesche fragorosamente abbassate, e tristi. Questa dicotomia riflette l'oscillazione interiore: il rumore collettivo cerca di coprire, ma non riesce ad annullare, l'eco del singolo. Magari ci...