di Marina Zinzani
«Nessuna cosa grande compare all’improvviso; nemmeno per l’uva o per i fichi è così. Se ora mi dici: “Voglio un fico”, ti rispondo: “Ci vuole tempo”. Lascia, innanzitutto, che vengano i fiori, poi che si sviluppino i frutti e poi che maturino.» (Epitteto)
Questo pensiero di Epitteto fa pensare all’amore, in ogni sua forma. Le relazioni non si creano dall’oggi al domani, sono spesso un lavoro certosino in cui l’interazione con l’altro implica l’ascolto, la capacità di autocritica, una profonda empatia. Un incontro di due entità prevede lo smussamento di angoli, asperità, per potere creare qualcosa di armonioso. E questo richiede tempo, pazienza, sacrificio anche.
Cosa che forse è passata di moda, questa del sacrificio, perché in un’epoca in cui tutto scorre veloce anche i sentimenti devono funzionare subito, senza aggiustamenti, altrimenti si passa oltre, come oggetti che non funzionano bene e si cambiano in fretta.
Anche i rapporti fra genitori e figli, anche fra amici, richiedono tempo per essere costruiti, e la costruzione di qualcosa di profondo, lontano dalla superficialità, richiede doti di umanità e di ascolto, il cercare di capire l’altro anche se il tempo è poco, si è stressati, e non è semplice il dialogo.
La costruzione di qualcosa è come la costruzione di una casa, questa deve avere fondamenta forti, il cuore e la parola sono il cemento e i mattoni. Poi, tutto scorre, e le cose possono prendere mille direzioni, anche imprevedibili. Ma la disponibilità verso l’altro è la prima cosa per una convivenza serena, per lo sviluppo di un sentimento profondo.
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