(Angelo Perrone) L'omicidio di Charlie Kirk, figura di spicco della destra americana, è diventato fulcro di strumentalizzazione politica. Un atto criminale, che avrebbe dovuto unire nella condanna, è stato trasformato in una miccia per inasprire lo scontro ideologico. Negli Stati Uniti il mondo di Trump soffia sul fuoco contro la sinistra radicale e i democratici; in Italia il dibattito trova un'eco sorprendente, adattata al contesto nazionale.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è scesa nell'arena, adottando una strategia che riflette in modo speculare quella oltreoceano. Le sue parole, pronunciate da un palco di partito, hanno sollevato forti critiche. Meloni ha accusato la sinistra di minimizzare un omicidio e di celebrare la morte di un oppositore.
Ha utilizzato un linguaggio carico di pathos e domande retoriche, come quella sul rischio di "pene inferiori per chi spara a un esponente di destra", per polarizzare il dibattito. Un approccio da capofila di una fazione in guerra, non da leader istituzionale.
La sua retorica, che trae origine dal mondo di destra, non si limita a polemizzare, ma evoca concetti storici e ideologici. L'accusa a figure come Piergiorgio Odifreddi e l'accostamento di alcune frasi a una sorta di "giustificazionismo" per la violenza, sono una manipolazione per alimentare un clima di scontro e consolidare il bacino elettorale.
Invece di placare gli animi, questo stile sembra progettato per creare un "nemico interno" da combattere, una tattica che, storicamente, non ha mai giovato alla stabilità democratica.
Le reazioni dell'opposizione sono state decise. I leader del partito democratico hanno accusato il governo di "incendiare il clima politico" in un momento in cui il Paese ha bisogno di risposte concrete. Le critiche puntano all'immobilità dell'esecutivo su questioni cruciali come l'economia e la sanità, suggerendo che la polemica sia una cortina fumogena per nascondere l'assenza di risultati.
Questo episodio rivela una frattura nel tessuto politico italiano. La scelta di Meloni di combattere una battaglia di fazione, invece di agire come garante dell'unità, rischia di esacerbare le divisioni. In un'epoca segnata da tensioni sociali, l'uso di un lutto per strumentalizzare un dibattito politico non solo è discutibile, ma minaccia di trasformare la politica da confronto costruttivo a arena di scontro permanente.
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