giovedì 11 settembre 2025

Ombre di settembre

(Angelo Perrone) Era lì, abbandonata su una panchina accanto al ponte: una valigia di cuoio logoro, dimenticata o forse lasciata apposta. Giulia la notò subito, in quel pomeriggio di settembre intriso di silenzi.
Nessun passante, solo lei e quell’oggetto che sembrava respirare segreti. Si fermò, sospesa tra il desiderio di ignorarla e un’inquietudine sottile.
Giulia camminava lungo il viale alberato che costeggia il fiume, i passi ovattati dal fruscio delle foglie e dall’acqua che rifletteva ombre.
Il lavoro la soffocava, la relazione si era sgretolata nell’indifferenza. Aveva lasciato entrambi e quel giorno fu diverso.
La valigia aveva un’etichetta sbiadita, la fibbia appena arrugginita, come se avesse attraversato più viaggi. Giulia esitò, poi si avvicinò. Nessuno intorno. La punta delle dita sfiorò la fibbia. Chi l’aveva persa? O forse l’aveva lasciata lì intenzionalmente? Non importava saperlo.
Guardando la valigia, Giulia vide riflesso qualcosa: il passato, i ricordi nascosti, le speranze riposte via. Erano tante le sue fughe, le scelte mai affrontate. Si sedette accanto, lasciando che i pensieri scorressero.
I passanti apparivano per un attimo: una donna con un cane che tirava il guinzaglio, un anziano che stringeva un giornale come fosse un’ancora, un ragazzo con le cuffie che lo isolavano dal mondo. Nessuno si fermava. Nessuno notava la valigia. Nessuno tranne lei.
Il sole iniziò a calare, dipingendo il cielo di sfumature, quando un ragazzo si avvicinò. Lo sguardo incerto. Si fermò davanti alla valigia. Giulia lo osservò in silenzio.
“È sua?” chiese, la voce quasi un sussurro.
Lui scosse la testa con un mezzo sorriso. “No, ma mi chiedevo la stessa cosa.”
Si sedette accanto a lei. Nessun nome scambiato, solo parole leggere: viaggi mai fatti, sogni lontani. Il tempo sembrava essersi fermato.
Quando il buio avvolse il cielo, Giulia si alzò. Guardò ancora una volta la valigia. Non aveva bisogno di aprirla.
Se ne andò con il cuore più leggero, mentre la valigia rimaneva lì, a raccontare storie ad altri.

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