di Marina Zinzani
(Introduzione di Angelo Perrone) Una “class action”: era questa l’iniziativa proposta dall'avvocato Annamaria Bernardini de Pace alle donne colpite dalla vicenda del sito "Mia moglie", le cui foto intime erano state pubblicate senza consenso.
Ma, secondo diverse fonti giornalistiche (Adnkronos, Il Fatto Quotidiano, Il Giorno e Tgcom24), le adesioni non sono state così numerose come si sarebbe aspettata, a riprova della difficoltà delle donne vittime di queste azioni a sporgere denuncia.
Alla fine poche donne denunceranno i mariti, i compagni, coinvolti nella vicenda del gruppo Facebook “Mia moglie”. Pochissime donne denunceranno, forse nessuna. Impaurite, timorose di un’esposizione mediatica e sociale che punta lo sguardo sulla loro famiglia e sullo squallore dell’uomo che hanno in casa: no, le vittime non faranno nulla.
Ne andrebbe della reputazione del padre dei loro figli, potrebbero sentirsi minacciate anche fisicamente, non hanno le possibilità economiche per separarsi, e tanti altri motivi, tristi, amari. Tutto porta al silenzio. A tacere e a sopportare. Qualcuna si separerà, certo, le sarà impossibile vivere accanto ad un uomo che ha esposto il suo corpo e la sua intimità nel web, come oggetto di condivisione giocosa e di uno squallore senza fine.
Ma quella separazione magari avverrà senza che nessuno sappia i reali motivi, e la figura, sua di donna, dei figli, della famiglia è in qualche modo salva. Figura, reputazione di fronte agli altri. E così vige l’impunità. Tutto messo a tacere. Anzi, questo gioco perverso dilaga da altre parti. Tanto succederà ben poco.
Esistono sbarre invisibili che le donne, soprattutto, conoscono molto bene, sbarre e celle in cui è celata la violenza anche psicologica, la molestia, la sopraffazione attraverso varie forme. Si tace e ci si accorge che cambia ben poco negli anni, anzi, forse si peggiora. Ora si gioca con la donna che ha dedicato la vita ad un uomo, che si è sacrificata in nome di quello che pensava fosse amore.
La solitudine è l’alleata del male. Tanti lo sanno. E per questo si sentono forti.
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