(Angelo Perrone) Trasformare Gaza in una "Riviera", il piano sul tavolo di Donald Trump: ci sono 5 mila dollari per chi va via.
È inappropriato parlare di superamento del senso del limite e del buon gusto. Perché non esistono parole per dire il disorientamento e lo stupore.
A renderla un'idea disgustosa è il suo totale distacco dalla realtà, dalla storia e dalla dignità umana.
La proposta, presentata con il linguaggio asettico e cinico della finanza e del marketing ("investimenti", "ritorni economici", "resort", "città intelligenti"), riduce una tragedia umana a un problema logistico ed economico. Si parla di "trasferimento temporaneo" di oltre due milioni di persone, di "partenze volontarie" compensate con token digitali e denaro.
Questo approccio disumano ignora le radici del conflitto, la sofferenza indicibile della popolazione, la distruzione di vite, case e comunità. Non si discute di giustizia, pace o ricostruzione, ma di speculazione su un territorio martoriato.
L'idea di costruire un resort di lusso sulle macerie di un'area martoriata è un insulto alle vittime e alla storia stessa. Gaza è il simbolo di una lotta ultradecennale, di espropriazioni e violenze. Proporre di "riqualificare" quella terra ignorando le ferite ancora aperte equivale a cancellare il passato e a negare il futuro. L'orrore si manifesta nella presunzione di poter acquistare la dignità e l'identità di un intero popolo, trasformando la loro terra in una merce di scambio.
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