(Angelo Perrone) Il voto del parlamento europeo, che ha confermato l'immunità parlamentare di Ilaria Salis, respingendo (seppur per un solo voto: 306 a favore, 305 contrari, 17 astenuti) la richiesta delle autorità ungheresi di procedere nei suoi confronti, trascende il caso specifico. Questa decisione non è un atto di protezione individuale. È piuttosto il riconoscimento della supremazia dello Stato di diritto; un atto di fede nella legge e nei principi fondamentali dell'Unione Europea.
Il parlamento europeo ha lanciato un segnale: la condizione del diritto in Ungheria è precaria, e il sospetto che l'azione giudiziaria sia motivata da ragioni politiche e non strettamente penali non poteva essere ignorata. Le condizioni di detenzione subite da Salis e il contesto politico-giudiziario ungherese avevano sollevato seri dubbi sull'imparzialità del processo.
L'autorevolezza giuridica è necessaria per garantire un processo equo e rispettoso dello Stato di diritto; l’Ungheria è un paese più volte richiamato per violazione delle regole giuridiche. Il rispetto di questi principi, in ogni paese membro dell'Unione, è un punto imprescindibile.
La persona di Ilaria Salis e la valutazione della sua condotta c'entrano poco con la decisione. L'immunità parlamentare, qui, ha solo lo scopo di contrastare le ingerenze politiche e di tutelare il buon funzionamento del parlamento europeo. L’altro segnale politico importante è che vi è stata concordanza tra la destra e la sinistra, a parte i settori estremisti.
La vicenda si lega alle preoccupazioni sulla condizione del diritto in altri Paesi. Soprattutto in Italia, a causa delle riforme sulla magistratura. Il voto su Salis funge da monito e riafferma che il rispetto dell'indipendenza della magistratura e la garanzia di un equo processo sono la base della civiltà giuridica e della coesione europea. Il parlamento europeo ha mostrato di credere nella superiorità della legge.
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