(Angelo Perrone) Nelle comunità del kibbutz, la vita è sempre stata scandita dai ritmi della terra, un'esistenza costruita su valori di cooperazione, lavoro agricolo e cura reciproca.
Le loro giornate: il sole che sorge sui campi di agrumi e cotone, i bambini che giocano liberi tra le case, le voci calme degli agricoltori che raccolgono i frutti del loro impegno. Sono luoghi nati da un ideale di pace e innocenza, dove la sicurezza era data dalla vicinanza e dal sogno di una società egalitaria.
Il 7 ottobre 2023, la violenza ha fatto irruzione in questi villaggi, trasformando le fattorie in luoghi di orrore e portando via persone che non avevano altra colpa se non quella di vivere.
Oggi, ricordando il kibbutz come era e come doveva rimanere – un simbolo di speranza e dedizione – onoriamo la memoria di tutte le vittime dell'eccidio, riaffermando che la vita costruita sulla cura e la solidarietà non dovrebbe mai essere sopraffatta dall'odio. E proprio questo ricordo, pur nel dolore, rafforza l’esecrazione per il massacro e le sofferenze che si consumano oggi tra i civili di Gaza.
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