mercoledì 15 ottobre 2025

Elegia del rosso

(Angelo Perrone) Il bosco scelse di vestirsi di fuoco. Non fu un evento traumatico, ma una lenta, calcolata rinuncia.
Per tutta l'estate, le foglie di acero avevano mantenuto un verde ostinato e pragmatico; erano state fabbriche di linfa, scudi contro il sole feroce. Ma con la prima brezza che sapeva di terra fredda, accettarono la scadenza.
Il foliage non è rottura; è il suono dolce e raffinato di una trasformazione inevitabile.
È un lento addio colorato, che prima illumina e poi lascia andare. Ogni sfumatura, dal giallo pallido del faggio al rosso vinoso della quercia, è una nota in un'elegia silenziosa.
Questo atto della natura evoca innumerevoli altri cambiamenti. Ricorda il giorno in cui il vento, non violento, solo deciso, spazzò via un risentimento portato troppo a lungo, lasciando dietro di sé la luce di una nuova comprensione. Ricorda la scelta di chiudere un capitolo di vita – una relazione, una carriera – non con uno schianto, ma con il garbo di una foglia di tiglio che si stacca, e danza nell'aria, prima di toccare il suolo.
Il bosco, svuotandosi del verde, non diventava vuoto. Mostra la struttura nuda dei rami, la trama dell'esistenza. Il cambiamento, il foliage insegna, non è sempre distruttivo. Spesso è ritorno all'essenziale, spoliazione necessaria affinché la forza possa ritirarsi nelle radici, pronta a riemergere con una nuova promessa.
E quando l'ultima foglia cremisi si stacca, non c'è tristezza, solo quiete. Il ciclo è completo, la metamorfosi è celebrata. La natura ha semplicemente mostrato che lasciare andare può essere l'atto più bello e coraggioso.

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