Passa ai contenuti principali

Claudio

di Marina Zinzani
(Introduzione di Angelo Perrone)

(Tratto da “Racconti della metro”)

(Angelo Perrone) La metro non è l’unico luogo-simbolo delle città moderne. Certo particolare. In uno spazio piccolo e super affollatosi ritrova un’umanità eterogenea. Persone sconosciute con destinazioni diverse. Difficile scambiarsi sguardi, rivolgersi parole. Ogni persona, un mondo a sé. Pensieri, desideri, preoccupazioni.
C’è poi una maschera espressiva che nasconde l’intimità. Il viso è chino sullo smartphone, sedotto dalla magia dello schermo. Un ripiegamento fisico, oltre che mentale. Non siamo più abituati a guardarci intorno, non accade di incrociare gli sguardi. Ciascuno conserva la sua diversità, persino il mistero.
Marina Zinzani prova ad immaginare pensieri e sentimenti di qualcuno dei viaggiatori. Dietro ogni volto, può esserci una storia da conoscere, tutta da scoprire. E in cui ritrovare qualcosa di noi. Dopo le storie di Agnese, Sergio, Lucia, Enrico, Roberta, Vincenzo, Vittoria, Benedetta, Ettore, Francesca, Annalisa, Miriam, Piero, Lucrezia, Simona, ecco quella di Claudio

Mai un posto a sedere, si resta sempre in piedi, tutti stretti, così è facile prendersi qualche malattia infettiva. O ci facciamo gli anticorpi o ci prendiamo qualcosa, è tutto un via vai di gente qui, di ogni parte del mondo, le malattie girano ovunque, vengono a noi le malattie dei posti più lontani, anche.
Oggi non sopporto nessuno. Guarda questo anziano, si regge a malapena in piedi, e quella ragazza lì seduta non gli cede neanche il posto, è fissa sul suo cellulare, non la schioda nessuno. Chissà cosa guarderà, le solite scemenze che guardano i giovani oggi. Ha una minigonna da paura, anfibi, un piercing al naso. 
Non va bene niente di niente. Anche sul lavoro, il capo mi aveva promesso mare e monti, un discreto stipendio, un ambiente accogliente, tutti si trovavano bene nella sua azienda, diceva, e io che come un fesso ci sono caduto e mi sono trasferito qui, in una città costosa come Milano. E invece? La collega è un’arpia, pronta a segnalare a lui le mie mancanze, senza considerare che sono all’inizio e tante cose le devo imparare. 
Una donna che sembrava dolce, il primo giorno mi ha offerto anche dei cioccolatini, pensa. Poi piano piano, forse perché ha visto che una certa esperienza l’avevo, ha cominciato ad essere più fredda, a dirmi le cose a metà, a riferire al capo un errore. Era dovuto ad una cosa che lei non mi aveva detto, e mi viene da pensare che l’avesse fatto di proposito. Comunque sono stato zitto, e lei è tornata sotto i riflettori del capo, un punto per lei. E poi dicono che le donne sono deboli, fragili. Sì, alcune, quelle maltrattate, ma andate negli ambienti di lavoro e poi vedete, vorrei dire. 
Basta guardare la collega dell’altro ufficio, si sente subito l’aria gelida appena si entra, l’humus che gira. Roberto, che le sta accanto, è prossimo alla pensione, e non ne può più, la sopporta da vent’anni. Vent’anni di vita in cui questo deve avere subito i suoi umori, i toni sgarbati, le cattiverie gratuite.
Dipendeva da come procedeva la relazione di lei con il suo uomo, dipendeva tutto da lì, mi è stato detto, se le cose andavano bene allora l’ambiente era sereno, se le cose andavano male lei se la prendeva con Roberto. Poveraccio, mezzo obeso, sempre in silenzio. Ma, dico, si può lavorare in un ambiente così? 
Le donne... Mia madre dice che sono difficile, che penso troppo, che non sono accomodante. Discorsi della sua età. Lei alla seconda uscita ha incontrato papà, si sono subito fidanzati, cosa ne sa lei delle difficoltà di oggi, del trovare una compagna. E poi non sono più tanto giovane, vado verso i 39. Una donna giovane dice che sono troppo vecchio, non mi prende neanche in considerazione. Una donna della mia età ha forse un matrimonio alle spalle, dei figli che sono la sua priorità, io vengo dopo, in un mare di problemi. 
Ne ho già avuto abbastanza di una situazione simile, con Federica. Parlava sempre del suo ex marito, che le dava pochi alimenti, e dei problemi a scuola del figlio. Tutte le sere a parlare così. Quei mesi sono bastati. Anche se sarei felice di incontrare una donna con un figlio, gli vorrei bene come fosse il mio, se fosse la donna giusta non mi farei problemi. Solo che non l’ho incontrata. C’è tanto da fare qui a Milano, tanti locali, tanta vita, dicono, ma se non hai i giri giusti sei da solo. Soprattutto per chi viene da fuori. 
Hai sempre un che di provinciale che ti porti dietro, la tua vita era semplice, un paesino, i genitori, qualche vacanza in montagna, gli amici di una vita. Io poi li ho persi tutti, a mano a mano che si sono sposati, c’è rimasto Max, ma lui è l’eterno scapolo che è sempre in attesa della donna giusta. Un po’ come me. Di fatto qui a Milano sono uscito solo qualche volta con Roberto, l’unico collega che mi ha invitato per un aperitivo e ad una festa. È lui che mi ha accennato all’ambiente dell’ufficio, qualcosa ha lasciato trapelare, ma ormai gli interessa solo andare in pensione.
Cosa fare qui a Milano nel weekend, ad esempio? Ci sono tante, troppe cose da fare. Roberto mi ha detto che una sua amica, Ilaria, diceva che bisogna guardarsi attorno e pensare, è solo una questione di pensiero. Se si pensa che ci sono altre persone sole attorno, allora si fanno dei passi per conoscerle, non ci si considera più vittime, non si pensa che la solitudine è solo nostra. 
È un bel discorso. Ecco, io penso che altri siano soli, anche qui nella metro, e non sanno cosa fare stasera, che è sabato. Come si incontrano? Come si può trovare una donna che sia simile a me? Va beh, Roberto mi ha detto che c’è una cena per single stasera, che lui ha un amico che ci va. 
Si incontrano tutte donne sole, una per me ci sarà, ha detto l’altro giorno. Ma io non ho risposto, non credo più a niente. Ecco, forse è questo il mio problema, non ho coraggio, mi faccio prendere subito dallo sconforto, penso di valere poco. E se quella sua amica Ilaria avesse ragione? Da qualche parte c’è una donna che si trova nella mia stessa situazione, magari è venuta qui a Milano per lavoro e non conosce nessuno, e forse vuole rifarsi una vita. 
Pensa, forse è davvero solo una questione di pensiero. Alla fine cosa mi costa? Coraggio Claudio, non ti arrendere. Può cambiare tutto in un attimo se trovi la persona giusta. Dai, lo faccio, chiamo Roberto, ci vado anch’io alla cena per single. Accidenti, mi stavo confondendo. Devo scendere adesso. Famagosta.

Commenti

Post popolari in questo blog

Il braccio della morte e l'amore tossico: storie parallele di redenzione

(Introduzione a Daniela Barone). La pena capitale interroga la morale di ogni società, ponendo domande cruciali sulla sacralità della vita e sul valore della riabilitazione. Ma cosa succede quando il "braccio della morte" si manifesta anche fuori dalle sbarre, negli affetti tossici e nel controllo psicologico? Questa è la storia intensa dell'epistolario tra Daniela Barone e Richie Rossi, un carcerato americano in attesa della sentenza capitale, che intreccia la riflessione sulla pena di morte con una personale battaglia per la libertà. Un racconto toccante sulla dignità, la speranza e la redenzione. Segue:  a.p.  COMMENTO. 1. Rifiuto etico e sacralità della vita (Daniela Barone - TESTIMONIANZA) ▪️ Non so se fu il film “ Dead Man Walking ” o il libro “ La mia vita nel braccio della morte ” di Richie Rossi a farmi riflettere sul tema della pena capitale; tendo a pensare che le vicende del carcerato americano abbiano determinato il mio rifiuto di una pratica che ritengo crud...

📰 Gli “anni di piombo”: Storia, memoria e l’intreccio del destino individuale

(Introduzione a Daniela Barone). Un viaggio intimo nella memoria degli “anni di piombo”, dove la Storia non è solo cronaca, ma destino individuale. L'autrice ci guida attraverso i momenti chiave del terrorismo italiano, dal dolore per l'omicidio Moro alla sorprendente coincidenza che lega la sua vita privata a una figura centrale della lotta al terrorismo. Un pezzo che dimostra come i grandi eventi nazionali lascino tracce indelebili e inattese nella vita di ognuno. (Daniela Barone - MEMORIA) ▪️ Gli “anni di piombo” sono un ricordo indelebile nella mia mente. Le Brigate Rosse avevano sconvolto il nostro Paese, non solo la mia Genova di giovane donna. Nel libro “ Che cosa sono le BR ” di Giovanni Fasanella e Alberto Franceschini che lessi nel 2004, mi colpì una frase di quest’ultimo: « Partimmo alla conquista di un nuovo mondo ma non ci rendevamo conto che, in realtà, aiutavamo a puntellare quello vecchio .» L’uomo, uno dei fondatori dell’organizzazione terroristica, rivela nel ...

⛵ In balia delle onde, trovare rotta ed equilibrio nel mare della vita

(a.p. – Introduzione a Cristina Podestà) ▪️ La vita è uno “stare in barca”, dipende da noi trovare la rotta e l’equilibrio. E un po’ di serenità: come quando galleggiavamo in un’altra acqua. Nel ventre materno (Cristina Podestà - TESTO) ▪️La metafora del mare e della barca è piuttosto diffusa nella letteratura, a cominciare da Dante in tutte e tre le cantiche e relativamente a variegate sfumature dell'essere: Caronte, l'angelo nocchiero, il secondo canto del Paradiso; non sono che esempi di una molteplice trattazione del tema del mare e della navigazione. Joseph Conrad dice una frase molto suggestiva, che riprende proprio la similitudine della vita: "La nave dormiva, il mare si stendeva lontano, immenso e caliginoso, come l'immagine della vita, con la superficie scintillante e le profondità senza luce". Spesso è proprio cosi: la superficie è bella, solare, scintillante appunto ma, se si va sotto e si guarda bene, c'è il buio più profondo! La barca di Dante...

⚔️ Anghiari: il mistero del Leonardo scomparso e i passi notturni della battaglia

(Introduzione ad a.p.). Il mito della celebre battaglia del 1440 e il mistero del dipinto perduto di Leonardo da Vinci esaltano l’identità di Anghiari, un borgo medievale al confine tra Toscana e Umbria. Oggi luogo di cultura, ospitalità e gusto, Anghiari nasconde tra i suoi vicoli una memoria che non vuole svanire: una memoria che si manifesta solo di notte, quando le luci soffuse del borgo lasciano spazio allo scalpitio dei cavalli in fuga e ai rumori sinistri delle spade. I. Anghiari, crocevia tra storia e fede (a.p.) ▪️ Una terra di confine immersa nella valle del Tevere, a cavallo tra la Toscana e l’Umbria, Anghiari è un luogo di naturale scambio di merci, di prodotti e di idee. Il suo nome è citato per la prima volta in una pergamena del 1048, con origini risalenti all’epoca romana. Posizionato su un’altura, il paese è caratterizzato da pittoresche case in pietra, suggestive piazzette e vicoli tortuosi che sfociano all’improvviso su incantevoli paesaggi. Preziose le tracce dell...

🖼️🖌️ Visione: la restauratrice, il mosaico e il risveglio del desiderio

(a.p. - Introduzione a Valeria Giovannini) ▪️ Il ritmo perduto della quotidianità.  Piccoli gesti quotidiani non hanno più il sapore di un tempo. Appartengono irrimediabilmente al passato, corrotti, privi di slancio. D’improvviso, ne subentrano altri, come per magia, a sorprenderci, stupirci. Possono giungere a cambiare il nostro cammino, oltre l’immaginazione. In questa prosa, la prima persona diventa il mezzo privilegiato per dare voce soprattutto alle emozioni e ai pensieri più intimi della protagonista. Non ci troviamo semplicemente a leggere di crisi coniugale, di incontri significativi (con Paolo) o di sfide sul piano professionale. Questi episodi diventano il pretesto per un viaggio più profondo, all’interno dell’anima di Eleonora, la protagonista.  Il cuore della narrazione batte attorno a una trama psicologica che esplora il conflitto interiore di Eleonora, alle prese con una crisi di mezza età e con le difficoltà del matrimonio.  Eventi esterni, come il presun...