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Politiche di destra e diseguaglianze

(Il testo completo in Critica Liberale – inserto Non Mollare 6.2.23)

(Angelo Perrone) Il tema delle diseguaglianze è avvertito da tutti. Non potrebbe essere diversamente. Lo sforzo è quello di cercare di individuare le cause delle troppe diseguaglianze economiche che affliggono persone, categorie sociali, territori, in modo profondo e devastante.
Minore attenzione è rivolta alla percezione delle diseguaglianze da parte degli attori sociali e delle formazioni politiche. Come vengono avvertite le differenze e cosa si fa per superarle? L’approccio dei partiti al problema non è argomento secondario, nasconde insidie, maschera gli intendimenti effettivi.
Quali i pericoli di talune riforme? Per esempio, si è parlato di diversificare la retribuzione degli insegnanti in base al luogo lavoro. Poi di introdurre il regime di autonomia differenziata per talune regioni (del Nord). Proposte di spessore diverso, sulle quali riflettere.
Sono temi complessi ed insidiosi, fanno leva su argomenti apparentemente persuasivi. È vero che il costo della vita è più alto al Nord. Come il fatto che la stessa Costituzione prevede la facoltà di attribuire, con il consenso dello Stato, maggiori poteri amministrativi a regioni richiedenti.
L’approccio attuale porta però ad accentuare le diseguaglianze esistenti.
Il “costo” della vita andrebbe considerato nella sua interezza. Andrebbe valutato nel Sud: il livello inferiore del welfare, la mancanza di asili nido e di assistenza alla maternità, l’ambiente sociale degradato. Infine il valore sociale delle buone prassi contro il degrado e l’essere un raro presidio di legalità.
Non minore è la problematicità delle autonomie differenziate. L’esperienza storica del regionalismo italiano nel complesso non è stata soddisfacente. Vi sono stati sprechi e incapacità, anche durante la pandemia e pure al Nord. Soprattutto, l’efficienza è il parametro più lacunoso, al Sud certo ma anche al Nord. Nuovi e maggiori poteri presupporrebbero intanto un “risanamento” dell’esistente, e una parificazione reale delle condizioni di partenza.
L’effetto discriminatorio in certi casi può apparire meno vistoso, per questo più preoccupante. Le politiche pubbliche non dovrebbero mettere in pericolo coesione, stabilità e parità di condizioni, semmai promuoverle.

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