domenica 17 dicembre 2017

Quel braccio


Il mistero di quella figura, sulla copertina di Time, che si intravede appena: la paura che ancora condiziona la libertà delle donne

di Marina Zinzani
(Commento a La diga che crolla, PL, 16/12/17)

“Era un appassionato di cinema, un padre amorevole e un mostro. Per anni è stato il mio mostro". Ora anche Selma Hayek si unisce al coro delle donne che parlano di Harvey Weinstein, di come sono state segnate, sottolineando le molestie subite durante la lavorazione di “Frida”.
Anche lei parla, dopo tante attrici, e dopo altre donne che hanno saputo raccontare la loro storia, o solo cenni di un evento o di comportamenti subiti, che le hanno segnate per anni.
Nella foto di “Time”, non sono solo cinque le donne fotografate. Appare sulla destra un braccio, il braccio di una donna che lavora in un ospedale in Texas. Non ha avuto il coraggio di rivelare le molestie subite, per non danneggiare la sua famiglia, a quanto sembra.
Quel braccio è la verità profonda di questa storia: il silenzio delle vittime, quello che non possono rivelare, perché è meglio per vari motivi, perché è meglio per loro, per i loro cari, per quello che potrebbe succedere, perché è meglio tacere. Anche se con dolore. Anche se si vorrebbe parlarne con qualcuno.
Quel braccio, forse più delle donne che hanno parlato e che si sono esposte, rappresenta il limite di una società che non sa ascoltare, tutelare fino in fondo le vittime, e che non sa proteggere chi è più debole.

1 commento:

  1. Brava Marina! Questa la sacrosanta risposta a tutti coloro che chiedono “ perché solo dopo così tanto tempo ??? “
    Perché spesso anche tutto questo tempo non basta, perché non sarà mai solo una questione di tempo, perché l’ipocrisia più profonda è quella di chi sostiene che sia sufficiente denunciare certi episodi per porvi rimedio... brava Marina!

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