sabato 30 dicembre 2017

Altri Charlot

Non solo una figura dell’immaginario cinematografico del passato, le tante figure tragiche e disorientate che possiamo riconoscere nella realtà di tutti i giorni

di Marina Zinzani
(Commento a Charlot, una vita senza parole, PL, 28/12/17)

Charlot, la creatura di Charlie Chaplin, ci appartiene. Racconta un luogo immaginario dove però il disagio, la solitudine, le avversità sono reali, così difficili da contrastare. Quell’omino buffo ha descritto il futuro, il nostro futuro, con una lucidità e preveggenza incredibili.
Charlot ha affrontato i potenti, i cattivi, con le sue misere armi: l’abbiamo dimenticato negli anni. Ma basta un flash e si inizia a ricordare.
Appartiene tutto alla notte dei tempi, all’infanzia fatta di piccole gioie di allora: guardare Charlot. Un luogo perduto della mente, dimenticato. E ciò che si è dimenticato sembra a volte che non sia mai esistito. Gli anni hanno portato altro, non c’è più il cinema muto, la nostra quotidianità è fatta di parole, molte, e inquietudini rumorose, e si è perduta, sì, la poesia.
L’uomo alla catena di montaggio di una fabbrica di ieri, di oggi, il suo divenire macchina, tutto questo così disorientante e tragico: altri Charlot. La povertà estrema ma la ricchezza di un gesto, di uno sguardo, il cuore non ancora raffreddato. Charlot ha rappresentato il perdente, l’ultimo. Sorridevamo allora, non pensando che lo avremmo poi conosciuto, quel mondo, nella vita reale.

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