lunedì 15 gennaio 2018

Il corto circuito

Artemesia Gentileschi, XVII sec, vittima di uno stupro
Proprio dalle donne ci aspetteremmo una maggiore capacità di capire cosa accade nei rapporti violenti. Prima di esprimere giudizi sommari

di Maria Cristina Capitoni
(Commento a Le armi della seduzione, PL, 12/1/18)

Il rischio che finisse tutto a “tarallucci e vino” era nel conto ma che un atto così riprovevole potesse arrivare proprio da una donna, e che donna poi; io veramente non capisco, non riesco a concepire il guadagno di chi, donna, getta discredito su altre donne vittime di molestie, lievi o gravi che siano.
Non si può e non si deve mai pensare «siccome a me non è mai accaduto nulla del genere, vuol dire che chi si dichiara vittima di certi atti semplicemente non è stata capace di “gestire” la situazione» perché è questo, a parer mio, l’inghippo, il corto circuito che porta alcune donne a sentirsi superiori ad altre, più furbe, navigate, con un maggiore savoir-faire.
Io credo invece che siano solamente persone presuntuose quanto ingenue, incapaci di empatia. Quindi quanto di più lontano possa esistere dall’ “esser donna”, quello vero, a dispetto delle apparenze. 

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