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Dal buio

La cosiddetta “zona grigia” nelle relazioni umane esiste davvero, ma non deve essere un alibi per sottrarsi alla chiarezza

di Marina Zinzani
(Commento a Il corto circuito, PL, 15/1/18)

"Saluto fraternamente tutte le vittime di atti odiosi che possono essersi sentite offese. È a loro e soltanto a loro che presento le mie scuse". La parziale marcia indietro di Catherine Deneuve è arrivata, l’aver firmato la lettera su Le Monde in cui il confine fra molestia e corteggiamento era decisamente vago l’aveva sommersa di critiche. Ma basta questa rettifica per dimenticare, per voltare pagina?
Sarà molto difficile, d’ora in poi, non associare Catherine Deneuve a qualcosa di nebuloso, la sensazione che lei stia dalla parte delle vittime con questa rettifica, però, insomma, gli uomini sono uomini e la libertà sessuale va difesa. Una sorta di confusione, di atteggiamento poco limpido. Pensieri che si mescolano.
E quando si mescolano i pensieri, diventa facile confondersi, fare fallire le rivoluzioni sotto il peso di dubbi, della teoria del tutto sommato, sottolineando esagerazioni, o richiamando quella sonnolenza in cui si preferisce dubitare, accusare la vittima perché doveva difendersi, perché non doveva trovarsi lì, perché qualche vantaggio, parlando, lo deve avere.
Artemisia Gentileschi trasformò la violenza subita in una forma artistica. A rappresentazione che i semi sono al buio, sotto la terra, e lì possono germogliare. Il buio che richiama il nero dei vestiti delle attrici ai Golden Globes. Dal buio si può cercare la luce. Nel grigio, nelle zone grigie, è molto facile rimanere intrappolati, confusi, vinti.

Commenti

  1. Stessa nebbia, a mio parere, avvolge la Sig.ra Luxuria.
    Questa gente bisognerebbe avesse almeno il coraggio di difendere la propria opinione, invece di intorbidare ulteriormente le acque con questi "Pianti di coccodrillo"

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