lunedì 30 agosto 2021

Donne a Kabul

La condizione femminile e l’ossessione talebana


di Laura Maria Di Forti

Dopo tanto lottare, ancora noi, povere donne colpevoli solo di essere femmine, siamo costrette a subire la prigionia del corpo e della mente perché ritenute inferiori.
Inferiori. Siamo solo diverse. Diverse dal maschio imperante nel suo guscio forte e muscoloso, bellicoso nell’animo, intriso di falsi pregiudizi e preconcetti, spavaldo assertore di superstizioni bugiarde e ingannatrici, disposto a credere di essere il solo e vero protagonista della Storia mentre la donna è l’involucro capace soltanto di procreare e divertire.
Per quella gente meschina e volgare, la donna è una inevitabilità necessaria e un trastullo senza diritti e senza dignità, ma anche una vergogna da coprire.
E così, in questo mondo crudele dove la vita non ha valore, dove i sentimenti sono sconosciuti, dove regna sovrana l’ignoranza colpevole e ingannatrice, la donna è costretta a giustificare la propria esistenza e a pagare con la vita la propria diversità.
E se in una parte del pianeta deve ancora affermare la propria assoluta parità contestando stipendi più bassi e pari opportunità, nell’atra deve ancora chiedere scusa per essere nata. 
Kabul, capitale degli orrori.

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