martedì 15 aprile 2025

Parole, il confine del vaniloquio

(G. Amoroso, presidente Corte Costituzionale)
(Angelo Perrone) «Colpa dei magistrati che imprigionano se le carceri sono affollate», Carlo Nordio, ministro della Giustizia. 
Tenebre, oscurità, abissi. Svaniscono di fronte a intuizioni folgoranti. Ci sono idee che disvelano mondi e illuminano. È così che emergono strade nuove, mai esplorate, ricche di risorse.
Per esempio a proposito delle carceri. Strutture fatiscenti? Lacune organizzative? Negligenze governative? Normative irrazionali? Disapplicazione dei principi di umanità e rieducazione, sanciti dalla Costituzione e radicati della coscienza civile? 
Macché, fandonie. Altre le colpe, finalmente è chiaro. E ci sono i responsabili. Al centro una questione di parole, devitalizzate del loro nervo proprio, per inseguire l’altrove. Necessario allora l’ammonimento di Giovanni Amoroso, presidente della Corte Costituzionale, per ridare senso alle cose: “Inaccettabili gli attacchi ai giudici. Tragedia i suicidi in carcere”
Il dibattito pubblico tutto racchiude. Parole di senso, luce, splendore. Talvolta persino parole che brillano di luce propria. Resistono sempre più faticosamente alle parole portatrici di senso contrario, che suonano eccentriche e sconnesse. È così labile, in fondo alla via, il confine con il delirio e la farneticazione.

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