Passa ai contenuti principali

I perché del fallimento del referendum giustizia

Le riforme importanti non possono essere semplificate


(Angelo Perrone) La tentazione dopo il fallimento del referendum sulla giustizia è far finta di nulla. Archiviato frettolosamente il voto, infatti, è subito venuto il momento della cosiddetta “riforma della giustizia”, voluta dal ministro Cartabia, oggetto di mediazioni infinite e inadeguate, ed approvata senza che venissero affrontati problemi concreti.
Riguarda in gran parte questioni che non hanno superato il vaglio referendario (tre dei cinque quesiti). È forte il vento di strumentalizzazione politica che porta ad introdurre per legge le modifiche non passate il 12 giugno. Come se il voto referendario non ci fosse stato e non avesse insegnato nulla.
La riforma Cartabia è l’occasione ulteriore per esercitare l’eterna rivalsa verso la magistratura additata come neghittosa e recalcitrante, manifestare l’insofferenza del potere verso il controllo di legalità. L’obiettivo non è migliorare il sistema giustizia. In questa fase ha maggiore valore il sì risicato ottenuto dai tre quesiti (separazione delle funzioni, votazioni sui magistrati, elezione del Csm) in un voto non valido, che non il fallimento dell’operazione: solo un cittadino su cinque ha risposto all’interpello. 
Merita ancora riflessione questo passo falso del voto referendario, mentre sarebbero necessari interventi radicali. Perché l’uso spregiudicato del referendum, comprovato dal fatto che a promuoverlo sono stati nove consigli regionali che non hanno competenza sulla giustizia? Non sembra importare a molti che il principale istituto di democrazia diretta abbia registrato una debacle totale con la più bassa percentuale di partecipazione degli ultimi tempi. 
Il popolo che non partecipa alle consultazioni è un segnale grave per la democrazia. Dovrebbe allarmare e indurre a cambiare metodo. Non è l’unica né la prima volta che accade. Negli ultimi quindici anni sono fallite otto consultazioni referendarie su nove, in un quadro generale in cui l’affluenza cala in tutte le chiamate al voto. 
Né si riflette che il vero problema di questo e degli altri referendum falliti sia rappresentato dal “tipo” di quesiti proposti. In passato, il quorum è scattato su questione come divorzio, aborto, nucleare, acqua pubblica. Sarebbe accaduto lo stesso, c’è da supporlo, per il suicidio assistito e la cannabis, se ammessi dalla Corte Costituzionale. 
Domande chiare, a cui è possibile rispondere con un sì od un no, di portata politica o culturale generale e tale da coinvolgere il cittadino. Qui, le questioni riguardavano aspetti interni al funzionamento della magistratura e ai rapporti con altri poteri dello Stato, o profili procedurali. Questioni complicate e settoriali, non risolvibili tagliando un rigo ed eliminando una virgola.
Ma, a parte ciò, c’è molto di più che la gente percepisce con chiarezza. Una lontananza siderale rispetto ai problemi che i cittadini avvertono come cruciali: l’efficienza del processo e la cornice istituzionale nella quale opera il magistrato.
Cosa si fa per accelerare i processi? O almeno, per definirli in tempi ragionevoli? Quali interventi poi si immaginano per far crescere la credibilità della funzione, dopo le cadute etiche provocate dagli scandali? La percezione è che il dibattito pubblico non abbia questa consapevolezza, e alimenti al contrario una narrazione che tende a scaricare sulla magistratura (che pure ha le sue colpe) le cause del dissesto.

Commenti

  1. Condivido ogni singola parola, dott. Perrone. Ha spiegato perfettamente quello che pensavo, ma che non sarei riuscita a esprimere così chiaramente. Grazie molte
    Valeria Giovannini

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

👻 Varosha e il vuoto: la città fantasma di Cipro come specchio interiore

(Introduzione a Daniela Barone). Varosha non è solo un quartiere abbandonato di Famagosta, ma il simbolo di un trauma storico congelato all'estate del 1974. Tra le sue rovine silenziose e le spiagge un tempo meta del jet set, si nasconde il racconto della violenza e della perdita, ma anche una profonda lezione filosofica. Il suo status di "non luogo" si riflette nel vuoto interiore che, come esseri umani, siamo costretti ad affrontare.

Gli amanti di Marc Chagall, tra sogni volanti e la solitudine della realtà

(a.p. - INTRODUZIONE) ▪️ Fantasie popolari, figure volanti, personaggi solitari. Il presente, in Marc Chagall, è sempre trasfigurato in un sogno che richiama le suggestioni della sua infanzia, comunque felice nonostante le tristi condizioni degli ebrei russi, come lui, sotto lo zar. Colori liberi e brillanti accompagnano figure semplici e sinuose, superano i contorni dei corpi e si espandono sulla tela in forme fantastiche. Le sue opere sono dedicate all’amore e alla gioia di vivere, descrivono un mondo poetico che si nutre di ingenuità ed è ispirato alla fiaba, così profondamente radicata nella tradizione russa. (Marina Zinzani - TESTO) ▪️ Desideravo una casa, un luogo caldo ed accogliente in cui tornare la sera. Desideravo qualcuno a cui raccontare la mia giornata. Desideravo un grande albero, a Natale, pieno di luci e di regali. Desideravo una bambina che mi accogliesse buttandomi le braccia al collo. “Il mio papà!”: ecco le sue parole. Desideravo un luogo di vacanze, ma soprattutt...

📱 Dipendenza da notifiche e paura di restare fuori: perdersi qualcosa è una gioia

(Introduzione ad a.p.). L’iperconnessione asseconda il bisogno di controllo sulle cose e alimenta l’illusione che tutto, sentimenti e informazioni utili, sia davvero a portata di mano. Ma genera ansia e dipendenza. Questo ciclo vizioso è alimentato dalla chimica del nostro stesso cervello. Perché non pensare ad una "disconnessione felice" scoprendo il gusto di una maggiore libertà e della gioia di perdersi qualcosa?

👵 Tardona, a chi? Anatomia di un giudizio e valore del tempo

(Introduzione a Marina Zinzani). È questione di parole e di definizioni che la società impone, spesso con crudeltà. Non di anagrafe o di aspetto. Marina Zinzani riflette sulla suddivisione delle donne in categorie, secondo età, chiedendosi cosa si nasconda dietro appellativi come "tardona" e quanto sia difficile sfuggire alla legge del tempo. 🗣️ L’ombra degli appellativi (Marina Zinzani - RIFLESSIONE) ▪️ Dunque, ci sono degli appellativi per ogni età. Donna matura, donna non più giovane, milf, addirittura tardona. Una definizione in grado di cristallizzare un’età che avanza, che sottolinea un aspetto fisico che racconta i propri anni. Il meglio è dietro le spalle, verrebbe da dire. Chi lo dice? Uomini che guardano le più giovani, donne che sono giovani e si sentono tali. La milf, la donna di mezza età, la tardona, o come diavolo viene chiamata, spesso sul web, fa del suo meglio per restare giovane. E lo fa a partire dal trucco, dall’abbigliamento, spesso anche sbagliando per...

🍾 Messaggi in bottiglia: le storie che il mare ci restituisce

(Introduzione ad a.p.). C'è qualcosa di magico e misterioso nei messaggi in bottiglia. Sono oggetti che viaggiano attraverso il tempo e lo spazio, portando con sé storie di speranza, amore, disperazione e scoperta. Questo metodo di comunicazione, antico e affascinante, ha attraversato i secoli, diventando un simbolo di connessione tra persone sconosciute, separate da oceani e generazioni.