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Giorni dell'infanzia

Il sapore dolce di una stagione di vita ormai trascorsa


di Cristina Podestà

Un sogno è sempre qualcosa cui si tende ed è difficile da realizzare. È il raggiungimento di una meta agognata. In quel sogno c’erano un glicine di color lilla tenue e un’edera rampicante che abbracciavano l’antica casa colonica.
Una grande vasca piena di pesciolini rossi si stagliava nella piazza, proprio di fronte all’ingresso principale, e molte piante da frutto resistevano da lustri al tempo inclemente. 
Era un sogno quel luogo. Vi scorreva nelle vicinanze un ruscello pieno di pesci, c’erano noci, ciliegie, uva di ogni tipo, animali da cortile. Di lato, vicinissimo ad una scaletta che portava sopra un pianoro, un forno meraviglioso e grande ogni giorno sfornava pane e torte, verdure e carni cotte sulla brace. 
Bambini in bicicletta scorrazzavano e giocavano con un dolcissimo chiasso. Raccoglievano fichi, castagne, nocciole, cachi, pescavano le trote e, a sera, si addormentavano sfiniti vicino al caminetto. 
Durante le sere d’inverno si raccontavano storie infinite e si mangiavano castagne cotte nella padella. E in estate si faceva il bagno nel ruscello. 
Erano bei tempi. Tempi da sogno. Ma sono esistiti realmente e la nonna mi raccontava sempre la sua infanzia. Certo i tempi bui ci sono stati e anche molti; ma quell’ambiente da fiaba aggiustava ogni problema e proteggeva dai pericoli. 
Nonna, zii, mamma: tutti voi avete vissuto quel sogno e, da piccolissima, anche io. Oggi non ci sono più tutte quelle belle cose e persone di allora ma, sul filo dei racconti e del ricordo, io spesso ho rivissuto quello splendido sogno e di questo vi ringrazio. 

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