mercoledì 1 gennaio 2020

Antico Caffè Greco

Antico Caffè Greco, Roma (foto ap)
Pochi luoghi come l’ “Antico Caffè Greco” di via Condotti a Roma sono così ricchi di fascino: una finestra sul mondo. Tutto qui racconta il passaggio di artisti, scrittori, letterati, persino avventurieri. Un pezzo di storia

di Laura Maria Di Forti

Quando ero un’adolescente che rimpiangeva Milano, la sua città natale, e male viveva nella Capitale dove tutto sembrava troppo, troppo fastoso e troppo vecchio, mio zio mi portò all’Antico Caffè Greco in via dei Condotti. E lì mi si aprì un mondo.
Capii improvvisamente il fascino delle cose antiche, delle atmosfere di altri tempi e del ricordo. Perché sapere che lungo quei corridoi stretti, su divanetti rossi attorno a quei, proprio quei tavolini rotondi, si sono seduti grandi musicisti e scrittori, artisti, filosofi, pittori e perfino imperatori, beh, credetemi, fa un certo effetto. E allora li vedi, personaggi come Liszt e Wagner, Byron e Shelley che lì vicino hanno abitato, Thomas Mann e Palazzeschi, Ibsen e Rossini e Goethe, Brahms e Berlioz, Ludovico II di Baviera e Schopenhauer, li vedi seduti a bere un caffè e a conversare, e ti sembra di sentirli parlare della loro arte e delle loro imprese, e quelle parole, quei volti e quei suoni e profumi, ti sembra siano la cosa più bella del mondo.
Antico Caffè Greco, Roma (foto ap)
Sono stati qui perfino personaggi come Casanova e Buffalo Bill che, a Roma, era venuto con il suo circo a far conoscere l’avventurosa ed eccitante vita del West, ponendo il suo tendone, pare, dove oggi c’è il Palazzetto dello Sport.
Decine di dipinti e di stampe alle pareti testimoniano la presenza di tutti questi personaggi famosi e gli occhi non sanno più dove guardare, ammaliati dalla consapevolezza di tutto questa miriade di volti e di immagini speciali, come speciale può essere un genio dell’arte o un imperatore.
Pare che a breve si dovrà decidere sulla chiusura di questo Caffè, e non perché rischia il fallimento, ma per un problema di sfratto. C’è da rimanere senza parole. Come se il denaro avesse un valore maggiore del tesoro dato dal ricordo di tutto il sapere, la genialità e la bravura immensa di questi uomini e donne venuti ad onorare quei salotti. Come se si potesse, in definitiva, sfrattare la cultura!
Siamo esseri umani e viviamo anche di ricordi. Senza di essi saremmo poveri e nudi, ma con essi, come diceva l’autore di Peter Pan, possiamo avere le rose nel mese di dicembre.
Buffalo Bill, al Caffè Greco (foto ap)
I ricordi ci aiutano a sopravvivere al presente, spesso deludente e poco attraente, ed è per tale ragione che entrare al Caffè Greco suscita tanta emozione: ti sembra di entrare nella storia. Si dovrebbe varcarne la soglia con il proprio abito migliore, col sorriso e la mente pronta all’immaginazione e così, in men che non si dica, quei divanetti rossi si riempirebbero di tutti i personaggi di cui noi leggiamo nei libri, personaggi del passato venuti a bere con noi un semplice caffè. Il fascino di quelle sale non ha prezzo. Ma vale fino a quando noi saremo ancora capaci di sognare, di emozionarci per la bellezza di un quadro e la melodia di una dolce musica.
Sono ritornata giorni fa al Caffè Greco, sono ritornata, dopo tanti anni, con un amico e allora parlare di poesia, di amore per la scrittura e di ricordi del passato, è stato naturale, direi inevitabile.
Le parole vengono da sé, talvolta, trasportate non solo dalla predisposizione dell’anima, ma anche dalla bellezza del luogo, dall’atmosfera fanée, forse, ma non per questo decadente. Anzi, quel sapore d’altri tempi, antico ma ricco di passato e di vissuto, è l’ideale per una chiacchierata che non si disperda nel vento, ma che rimanga fissata tra i ricordi della propria vita.

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