giovedì 23 gennaio 2020

Ero in un tunnel

In un sogno ricorrente, l’immagine di un tunnel: la storia di una nascita. E di una sfida alla libertà di esistere

di Liana Monti

In questo periodo ho capito una cosa. Mi ci sono voluti tutti i miei 52 anni.
Per quanto gli altri dicano che sia sbagliato, io dentro di me sono convinta che invece sia vero.
Una consapevolezza forte.
Per anni ho avuto un sogno ricorrente.
Mi trovavo in un tunnel.
Non sapevo come fossi capitata lì.
Sapevo solo che non potevo tornare indietro.
Dovevo andare avanti e uscire.
Il tunnel diventava sempre più stretto.
In fondo al tunnel c’era la luce, la salvezza, l’aria, la libertà.
Dovevo passare.
Il tunnel diventava sempre più stretto e la testa non passava e avevo il terrore di soffocare.
E a quel punto mi sono svegliata.
Per migliaia di volte che l’ho sognato andava in questo modo.
Questo sogno per anni non aveva una spiegazione.
Per anni si è presentato nei momenti più difficili della mia vita.
Ora so la risposta.
Ora so esattamente cosa era quel tunnel.
L’utero di mia madre.
Io sono l’unica dei noi fratelli nata di parto naturale.
Mia madre deve avere sofferto come una bestia.
Non me lo ha mai detto.
Ma io ne sono certa.
Probabilmente nell’uscire ho perso i sensi e mi sono risvegliata quando ero fuori.
Quel sogno non avrà mai un esito diverso.
Quel sogno è ciò che io ho realmente vissuto.
Io so cosa vuole dire sentirsi soffocare quando sta per succedere qualcosa di grosso.
La soluzione non ce l’ho.
Ma avere capito perché sto cosi mi aiuta ad accettare me stessa.
Il marchio di nascita lo porterò dentro di me per sempre. È parte di me.
Ma ora sono nata.
Sono viva.
Posso accettare quello che sono.
Enorme fatica costa.
Ma ce la posso fare.
Sono uscita da quel tunnel.
Non so come.
Ma ora sono qui.

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