lunedì 8 giugno 2020

Canzoni a ricordarci la gioventù

Il Covid-19 ha portato tristezza e sconforto, e solitudine: un’immagine e delle note, per dare conforto


di Cristina Podestà

Sentivo solitudini, vedevo nebbia densa che impediva il cammino, capivo il buio presente nel sole, percepivo la distanza tra gli esseri umani, assaporavo l’amarezza e la noia, mi accorgevo di un mondo diverso là fuori.

Forse cattivo, forse primordiale, un mondo in cui ciascuno dà il peggio di sé, in cui si torna al detto mors tua vita mea, alla mera sopravvivenza dell’io in conflitto con tutto, il mondo primitivo senza Dio e senza morale, dove ciascuno è solo ripiegato sull’ego peggiore.
Era triste ma reale tutto questo. Ascoltavo voci che dissentivano sul presente e sul futuro, sulla notte dei tempi: chi paragonava l’attualità al passato, chi si sorprendeva di non aver mai conosciuto nulla di terribile come l’oggi. Chiacchiere vuote e fumose, segnali di un malessere forte che cresceva di giorno in giorno. Polemiche sterili, gridi nel vuoto, invocazioni di aiuto, richieste assurde: ha colpa lui. No, no ha colpa l’altro. Se si fosse detto. Se si fosse fatto! Una noia mortale, un silenzio rotto solo da discordie velate o da risse palesi. Insomma il caos!
Gli uomini degli anni 2000, quelli che vantano cultura e ricchezza, spregiudicatezza e saggezza, gli uomini che conoscono e viaggiano, che insegnano e creano, costruiscono, arricchiscono di conoscenza erano arrivati a tanto! Tristezza infinita, dolore immenso. Nessuno più, nessuno mai ci avrebbe confortato.
Poi un video. Arriva un video da Parma. È il mio amico storico, quello delle serate estive di gioventù e anche un po’ oltre, quello dei tempi del piano bar, delle prove tra microfoni, chitarre e amplificatori. Quello che ne ha passate tante, come me, più di me, e si è sempre rialzato con dignità e coraggio.
È il video di lui sulla terrazza di casa sua che con chitarra e microfono canta le nostre canzoni. Un moto di gioia e nostalgia, un senso di appartenenza a quel mondo, un sorriso con lacrima annessa. Gente dai terrazzi vicini che applaude e sono gli applausi per noi, che resistiamo e rispettiamo la legge, rendendo le nostre e altrui giornate meno tese e più leggere. Siamo noi che teniamo duro e continuiamo a vivere, che sopravviveremo perché lo vogliamo fortemente.

Grazie amico mio carissimo. Grazie delle tue canzoni. Grazie di esserci ancora, seppur lontano ti sento vicino e ti voglio bene.

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