mercoledì 21 maggio 2025

L'abisso oltre le sbarre

(Altre riflessioni in Le sbarre del silenzio, Critica liberale 19.5.25)

(Angelo Perrone) Piano carceri, che fine ha fatto? La recente relazione della Corte dei Conti ha messo in luce una realtà allarmante, c’è un sovraffollamento ormai fuori controllo in almeno sei regioni italiane, le altre non stanno meglio. Gli effetti sono sotto gli occhi, le cronache ne offrono prova quotidiana.
Il sistema penitenziario italiano è in condizioni disastrose e non è solo un problema logistico, ma questione di diritti umani, di dignità e di sicurezza, che il governo e il ministro della Giustizia Carlo Nordio ignorano. Le celle sono sovraffollate, le strutture fatiscenti, gli istituti senza dirigente di ruolo, e gli interventi promessi rimangono sulla carta. Le piaghe che il governo ignora sono nelle cifre: 60.000 i detenuti per 48.000 posti disponibili. Il tasso di affollamento è del 125%. Ogni 5 giorni, un suicidio.
La Corte dei Conti ha evidenziato cause molteplici per questi ritardi: inadempienze contrattuali, mutamenti delle esigenze detentive, carenze nei finanziamenti. Ma la domanda incalza: dov’è la volontà politica di risolvere il problema?
Nordio e il governo Meloni hanno più volte parlato di sicurezza e legalità, ma la loro gestione della giustizia è incapace di affrontare emergenze e normalità. Anzi il ministro, tra irritazione e sarcasmo, fa spallucce («Non siamo in Arizona») e si gira dall’altra parte, troppo preso dalla mitica riforma costituzionale, che ne assorbe energie e interessi, e dai decreti sicurezza, di cui nutre il presente.
Il sovraffollamento carcerario non è solo una questione di numeri: è una bomba sociale pronta a esplodere. Le condizioni igienico-sanitarie sono inaccettabili, il trattamento dei detenuti è al di sotto degli standard europei, e il principio dell’individualizzazione della pena viene sistematicamente ignorato. Le carceri si trasformazione da luogo di redenzione in strumento di esclusione sociale.
La Corte dei Conti ha raccomandato una pianificazione efficace, stime realistiche dei costi e linee guida coerenti con gli standard internazionali. Suggerimenti utili. Parole al vento. Il governo dimostra disinteresse, prima che scarsa capacità di programmazione, lasciando il sistema penitenziario in uno stato di abbandono. La promessa di aumentare la capienza delle carceri di 7.000 unità entro la fine della legislatura è un’illusione, le strutture esistenti rimangono nel degrado.
La giustizia non può essere solo propaganda. Né mezzo per ridimensionare il controllo di legalità, assegnato alla magistratura dalla Costituzione, e incidere sull’indipendenza del potere giudiziario, vero obiettivo della “separazione” delle carriere dei magistrati.
Servono riforme strutturali sulla detenzione e gli istituti di pena, sulle alternative al carcere, investimenti e una visione che metta al centro la dignità umana. Quella del detenuto e di tutti gli operatori del settore, e del cittadino in nome del quale, per ora, si amministra la giustizia.
Il fallimento del Piano Carceri è solo l’ennesima dimostrazione di una politica della giustizia che non guarda ai problemi reali, ma si limita a slogan e promesse vuote. Nordio e il governo devono assumersi la responsabilità di questa crisi e agire immediatamente, prima che la situazione diventi irreversibile.

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