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(Angelo Perrone) La discussa riforma sulla separazione delle carriere, promossa dal ministro Carlo Nordio, ignora i bisogni dei cittadini e non affronta alcuno dei nodi della giustizia: celerità dei processi e correttezza dei giudizi. Sono queste le urgenze che influenzano la vita delle persone, e su cui una riforma efficace dovrebbe incidere.
Gianrico Carofiglio, intervenendo il 31 luglio 2025 nella trasmissione "L'aria che tira", ha criticato duramente la riforma proposta da Nordio, definendola "surreale e grottesca". Il punto è che la vera questione non è la separazione delle carriere in sé (che di fatto esiste già, con pochissimi passaggi tra le funzioni di PM e giudice), ma la separazione dei due CSM, uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri.
Secondo Carofiglio, questa riforma produce uno "scarto culturale" che riduce le garanzie e il tasso di civiltà del sistema giudiziario. Ha evidenziato che la creazione di un CSM separato per i pubblici ministeri sarebbe una "mostruosità", poiché finirebbe per creare un "super potere" pericoloso, animato da una "logica poliziesca" di risultato, che in un momento successivo potrebbe essere controllato dal potere politico.
Ha ribadito che la funzione dei magistrati è garantire il rispetto del principio costituzionale secondo cui la legge è uguale per tutti e i cittadini devono essere trattati in modo imparziale, e che la riforma minerebbe questa autonomia e indipendenza. Ha inoltre definito la riforma un misto di "sgangheratezza" e "aggressione" non tanto ai magistrati, quanto al principio di una giustizia che funziona in maniera uguale per tutti.
La critica di Carofiglio evidenzia con lucidità i rischi di una riforma che, dietro la facciata della "separazione delle carriere", cela un tentativo di indebolire l'autonomia della magistratura e di assoggettarla a logiche politiche, compromettendo così le garanzie fondamentali dei cittadini. L’obiettivo reale è solo quello di ridurre e contrastare la funzione di controllo di legalità che nello Stato di diritto è assegnato alla magistratura.
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