(Angelo Perrone) La campagna governativa sulla giustizia, aggressiva nei toni, si scontra con le posizioni equilibrate di giuristi ed esperti. Voci autorevoli del mondo giuridico e culturale, tra cui Gianrico Carofiglio, Chiara Salvatori, Stefano Celli e Giuseppe Santalucia (ex presidente dell'ANM), criticano la riforma della separazione delle carriere.
Secondo Carofiglio, la riforma è «surreale e grottesca», in quanto mira a un controllo politico sulla magistratura attraverso la creazione di due Consigli Superiori della Magistratura (CSM).
Chiara Salvatori aggiunge che la riforma «non migliorerà l'efficienza della giustizia né ridurrà i tempi dei processi». Al contrario, la duplicazione del CSM e l'istituzione di un'Alta Corte comporteranno un aumento dei costi e del personale fuori ruolo, con il rischio di una «deriva difensiva» dei magistrati.
Le parole di Stefano Celli e Santalucia sottolineano che questo non è un semplice aggiustamento tecnico, ma un vero e proprio tentativo di sovvertire gli equilibri democratici, minando l'autonomia della magistratura. La critica al ministro Nordio, circa «l'offesa ai giudici», svincolata da profili personali, si concentra sulla sua funzione e su dichiarazioni che, seppur velate, sono percepite come un attacco diretto alla professionalità dei giudici.
In questo contesto, la fiducia di Santalucia nella «sensibilità democratica degli italiani» diventa un messaggio cruciale. È un invito a non cadere nella propaganda e a comprendere le reali intenzioni dietro la riforma, scommettendo sulla capacità dei cittadini di discernere e di agire consapevolmente. Il referendum sulla giustizia sarà una prova importante per la nostra democrazia, dove la maturità del popolo italiano sarà chiamata a riconoscere e a respingere ogni tentativo di indebolire l'indipendenza della giustizia.
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