martedì 26 novembre 2019

A zonzo, finalmente

La Camera degli sposi, detta "picta", a Mantova (A. Mantegna)
Parla un putto della “Camera degli sposi” di Andrea Mantegna, a Mantova: bello, celebrato, famoso. Da secoli immobile. Sarebbe bello andarsene in giro

di Davide Morelli

È da secoli che vivo in un castello. "Abito" in un dipinto in una volta del soffitto. A essere esatti mi trovo in un oculo aperto, che raffigura in modo illusorio il cielo. Sono uno dei putti che si sporge, appoggiato alla balaustra. Me ne sto accanto ad altri putti, una dama, delle ragazze. C'è anche un putto intento ad orinare. Io sarò sempre un pargolo nudo alato, messo lì per un fine meramente decorativo e senza un preciso significato simbolico.
Non posso crescere. Resterò per sempre bambino. Sono circondato da una ghirlanda. Non voglio fare disquisizioni sul gioco prospettico e sull'utilizzo del colore, che crea questa illusione ottica.
Secondo gli scienziati il cervello vuole prevedere, vuole anticipare i tempi rispetto alla vista e talvolta la percezione si fa sorprendere, ingannare: nascono così le illusioni ottiche. Io faccio parte della camera picta del Mantegna. La camera picta è una finzione della pittura. Sembra tridimensionale. È un capolavoro perché sembra vera. Non voglio dilungarmi su questo perché non sono uno studioso d'arte, ma sono  solo la piccola parte di una opera d'arte. Non voglio annoiarvi sulle curiosità e sulle particolarità mie e dei miei compagni.
Sono una parte di un capolavoro, però vorrei avere vita propria. Faccio parte della cultura. Forse sopravviverò alla specie umana. Faccio parte di un capolavoro e probabilmente non sarò vittima dell'incuria: ci saranno sempre critici d'arte, sovrintendenti e restauratori che si occuperanno di me. Più volte ho maledetto l'azzurro di quel cielo finto dipinto vicino a me secoli fa. E poi perché ha voluto dipingere anche delle nuvole?  Ma in fondo anche io sono finto.
Sono stanco di essere al centro di una rappresentazione.  È noioso stare da secoli al centro di uno sfondato architettonico, anche se probabilmente è uno dei più celebri della storia dell'arte. È da secoli che faccio finta di guardare in basso. I visitatori più sciocchi del castello pensano che da lassù qualcuno li guardi. Sono soltanto una creazione di un pittore, nonostante la genialità del mio creatore.
Mi piacerebbe essere meno bello ma più vero. Mi piacerebbe essere pieno di imperfezioni ma reale. Mi piacerebbe integrare i cinque sensi, amare ed odiare, scandire la vita in attimi, guardare il mare e il cielo, giocare con gli sguardi, mischiare carnalità e spiritualità come fanno gli umani. Mi piacerebbe avere una emozione, un orgasmo. Mi piacerebbe essere imprevedibile come gli umani, dato che anche i pazzi hanno momenti di lucidità e i cosiddetti normali i loro istanti di follia.
Invece io posso permettermi di esistere senza essere cosciente come fanno gli umani, che devono sempre cercare di essere vigili e consapevoli di se stessi.  Il Mantegna mi ha imprigionato in uno dei suoi affreschi. Ma io non volevo diventare famoso. Il mio pittore mi ha forse chiesto il permesso di raffigurarmi?  Potevo essere disegnato peggio? Mi sarebbe piaciuto essere umano, anche se orripilante e di gusto corrivo.
Forse alcuni penseranno che sono ingrato perché il Mantegna mi ha fatto proprio bene le manine e tutto il mio corpicino in ogni minimo dettaglio. Ma io sono stufo di lui e di me. Maledirò per sempre questo pittore così grande, precoce e geniale. Mi piacerebbe andarmene un poco a zonzo. Come è grama la vita di un putto mantovano. Mi piacerebbe essere umano, ma non disdegnerei di far parte della mitologia. E poi che cosa ha in più di me quel putto di nome Eros, che se ne va in giro dall'eternità a scoccare frecce e a trafiggere i cuori degli umani?

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