venerdì 29 novembre 2019

Strani sogni

Pensieri persistenti che si trasformano, complice la notte. Diventano incubi, qualche volta vere ossessioni. E non ti lasciano più in pace

di Davide Morelli

Può darsi che arrivino da un istante all'altro. Ho chiuso tutte le porte e le persiane. Ho chiuso tutto a doppia mandata. Ho messo anche tutti i chiavistelli. Alle finestre del garage ci sono anche le inferriate. Tutto è chiuso, però c'è uno svantaggio: è notte fonda e tutto il vicinato dorme. Nessuno potrebbe aiutarmi. Inoltre la caserma dei carabinieri è distante. Casa mia è un posto fuori mano. Probabilmente arriverebbero in ritardo.
A onor del vero ho anche un altro svantaggio: non ho soldi a sufficienza per installare un allarme. Premo l'interruttore. Ora la luce è accesa. Guardo la sveglia. Sono le due di notte. Spengo la luce. Mi sdraio. Mi giro e rigiro nel letto nervosamente. Mi metto a pensare al mio cane che vigila sempre. È molto affettuoso ed è anche un buon cane da guardia. È sempre vigile. Al primo rumore che scalfisce il silenzio esce subito dal casotto e va a vedere cosa c'è di inusuale. Stanotte non ha mai abbaiato.
Certo che dei delinquenti di quella risma se ne sbarazzerebbero subito facilmente del mio cane. Non è un cane cattivo. È di indole buona. Probabilmente gli darebbero una polpetta avvelenata. Lo ammazzerebbero senza fare troppi complimenti. Poi ammazzerebbero anche il padrone di questa casa, cioè me medesimo. Non so esattamente il motivo per cui ce l'hanno con me. Forse non ho davvero nessuna colpa, tranne quella di essere onesto. Se mi faranno fuori per alcuni io sarò soltanto uno che se l'è andata a cercare.
Dovevo stare al mio posto. Dovevo farmi gli affari miei. Dovevo occuparmi di altro. Dovevo lasciare le cose come andavano perché quella è la tradizione: gli avi degli avi già pensavano, si comportavano e facevano così. Un granello di sabbia non può inceppare un meccanismo ben oliato e gigantesco. Dovevano punirmi per dare l'esempio. Dovevano dare una punizione esemplare, altrimenti una singola cellula impazzita avrebbe potuto scatenare altre cellule impazzite. Il loro organismo sarebbe stato spazzato via dalle metastasi. Oppure forse è l'esatto contrario: sono loro le metastasi ed io l'organismo che dovrebbe sopravvivere.
Forse insceneranno un suicidio. Forse non sono così bravi. Probabilmente si accontenteranno di inscenare una rapina. Sicuramente faranno un lavoro da professionisti. Forse si fingeranno carabinieri, poliziotti, finanzieri. Possono tranquillamente procurarsi le divise, le macchine e tutto l'armamentario. L'autopsia risalirà all'ora del decesso e alla modalità di esecuzione, ma niente altro che questo. Non lasceranno impronte. Faranno un lavoro con i guanti. Non so dire se ce l'hanno personalmente con me o se devono farmi fuori per una strategia razionale. Non so dire quindi se rischieranno l'overkilling o l'underkilling.
Forse mi odiano e quindi ci metteranno più foga nell'uccidermi. Ma di tutto ciò non sono certo. Possono uccidermi in qualsiasi istante. Possono uccidermi quando sono a prendere un caffè al bar ed ecco che mi volto a scrutare ogni persona che entra. Possono uccidermi in macchina, accostandosi alla mia vettura e facendo fuoco. Così succede che per tutto il tragitto non faccio altro che guardare dallo specchietto retrovisore. Possono uccidermi anche quando cammino e allora ogni dieci metri mi volto e mi guardo alle spalle.
Mi sono messo a leggere libri a riguardo. Ho cercato di capire il loro modo di intendere la vita e la morte. Ho cercato di apprendere il loro simbolismo.  Sono andato anche dallo psichiatra ma mi ha detto che sono solo paranoie e deliri. Mi ha dato dei farmaci ma non è cambiato nulla. L'ipervigilanza è rimasta sempre elevata. Quella che lui ha chiamato ideazione prevalente non ha cessato minimamente di esistere. Forse mi colpiranno quando meno me lo aspetto. Di sicuro non hanno fretta.
Sono molto pazienti. È da anni che aspettano. Forse mi colpiranno dopo che sono andato a farmi i capelli dal barbiere perché in quel preciso momento sarò impeccabile. È proprio il caso di dire che sarò tutto a posto e non avrò un capello fuori posto. Con il tempo ho imparato ad apprezzare anche la loro ironia. Comunque cambio spesso barbiere, vado a farmi i capelli senza mai prendere appuntamento, vado nei giorni e alle ore più impensabili. Per un certo periodo non ho fatto altro che rintanarmi in casa nel tempo libero. Uscivo solo il minimo indispensabile. Solo commissioni indispensabili. Li vedo dappertutto. Ho il sospetto che possano corrompere chiunque.
Ho il terrore che chiunque sia loro complice. Gradualmente ho perso tutte le amicizie. Tutti hanno paura di loro. In poco tempo sono rimasto solo. Mi sento sempre più accerchiato. Mi sento un cadavere. Non sono ancora putrefatto, ma il mio destino è segnato. È meglio che mi abitui a frequentare il cimitero perché quello sarà il mio nuovo paese. È meglio che mi abitui all'idea: bisogna che vada a imparare i nomi e cognomi, perfino gli epitaffi dei miei prossimi compaesani.
Mi sembra tutto inutile. Mi sembra inutile scappare. Mi sembra inutile cambiare abitudini. Mi sembra vano cambiare residenza, cambiare nazione. Non posso nascondermi. Io so che loro sono dappertutto e mi scoverebbero ovunque. Forse la cosa migliore è non pensarci più, lasciare tutto al fato, non prendere precauzioni di nessun tipo, lasciare tutto come deve andare, lasciarsi andare. Proprio mentre mi sorgono spontanei questi pensieri ecco all'improvviso che mi ridesto.
Ho fatto solo un incubo. Sono tutto sudato. Accendo la luce veramente questa volta. I miei barbari non sono ancora alle porte. I barbari sono lontani. Forse non arriveranno mai a farmi del male. Non c'è niente di inusuale là fuori. Nessun rumore. Non c'è niente fuori dall'ordinario. Tutto è regolare. Tutto è tranquillo. È una notte come tutte le altre, ma non ho più voglia di dormire. Però un dubbio mi angoscia: forse questo non è un risveglio ma l'inizio di un nuovo incubo, che deve ancora mostrare il suo lato terrificante.
I sogni sono importanti. Si pensi al fatto che probabilmente consolidano la memoria. Si pensi all'interpretazione dei sogni di Freud. Si pensi già in passato alla chiaroveggenza dei sogni secondo la cabala pratica. Forse l'intera vita non è altro che un concatenarsi di incubi, un gioco di scatole cinesi oniriche. Oppure in notte balorde come questa è difficile per tutti distinguere veramente la realtà dal sogno.

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