giovedì 10 ottobre 2019

Come carezze

Le terme, Pieve Fosciana (foto ap)
Il fruscio degli alberi, il suono del vento, il fremito del gufo: sentire le mille vibrazioni naturali

di Lorenzo Mullon

Basta
voglio i semi della rugiada nel grembo
fatemi partorire l'albero
sento le fronde salire lungo i polmoni
gli aghi di pino mi irrorano con il loro profumo
il fruscio è assordante
non esiste altro che questo attrito verde che mi consuma
sono come una sottile oscurità nel prato
entro ed esco dalle foglie
il vento ha massaggiato il corpo fino a renderlo simile a un suono
è un sibilo quello che si stende sulla montagna
sono il buio che cammina nelle trasparenze del bosco
la vibrazione di un filo d'erba
ciò che resta nell'aria del fremito di una libellula
la mia ultima parola è tenerezza
come la rivoluzione delle stelle
sfioro e sono sfiorato
carezzo e ricevo carezze
trovo sempre una via per non disturbare
ogni giorno mi viene offerto un nuovo sentiero
si aprono mille strade nei rovi
amo la rotondità delle spine
la loro curva perfetta
la punta che indica un passaggio segreto
vado da un apice all'altro
scopro ovunque una vetta
mi sento talmente sottile che entro in ogni luce
la formica mi vede come un'ombra di polvere
il gufo non si accorge dei miei passi
un ramarro prova ad assaggiare l'aria
ma non c'è niente
mi riduco e precipito nell'estasi
sperimento le contrazioni dell'universo
invece di fare fatica qualcosa mi solleva
come il sole nell'alba
senza sforzo
la roggia si riempie
mi espando attraverso l'acqua
divento una sfoglia di onde
mi sollevo con la tela del ragno
sono una capanna invisibile
il luogo della raccolta delle monete di pioggia
la tenda e la cesta
una lanterna affidata al vento

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