sabato 17 ottobre 2020

Sudditanza

Abbassare la testa, senza coraggio

di Marina Zinzani

E’ facile essere sudditi: non si prendono decisioni, non ci si espone più di tanto, non si va incontro a guai perché ci si sente protetti nell’essere sottomessi. E’ una sottomissione in cambio di protezione, indiretta o ben visibile.
Si pensa alle storie dei bulli, al capo e ai gregari che assecondano le varie forme della violenza. E’ un magma terribile, fangoso, che crea una forza in cui le vittime vengono scelte per la loro fragilità, per il loro isolamento.
Essere sudditi diventa un modo di essere anche nella vita adulta, si preferisce tacere per il quieto vivere, si preferisce far finta di niente perché il coraggio appartiene a pochi e poi è meglio non cercarsi problemi.
La sudditanza è il rinunciare al proprio personale eroismo, in cui anche una parola, un cenno del capo può fare la differenza. E’ lo spartiacque fra chi sta da una parte e chi sta dall’altra. E’ l’essere persone pensanti, con la propria testa. Ma il suddito preferisce guardare altrove, e non sente, non soffre, non ha mai pensato ad immaginare qualcosa degli altri. Il dolore degli altri.

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