martedì 24 novembre 2020

Il dio del sospetto

di Marina Zinzani

(Angelo Perrone) Cosa rimane degli “altri dei”? La vetta del monte Olimpo era spesso coperta di neve e nuvole spesse coprivano la punta, rendendola invisibile agli umani. Il luogo ideale dove, secondo la mitologia greca, collocare la dimora degli dei.
Lì essi governavano le cose del mondo. Il loro volere era mutevole ed incostante, bizzoso e magnanime, scontroso e amorevole. Ciascuno incarnava un sentimento o un’idea, un vizio oppure una nobile speranza. Qualcosa ben conosciuto nel mondo umano sottostante, ma espresso in altro modo con un valore simbolico.
Smentito il mito “divino” dell’Olimpo, è rimasto il mondo, travagliato e altrettanto insondabile, dell’animo umano. I suoi risvolti – dismesse le vesti degli antichi “dei” - sono al centro delle pagine dell’autrice dei testi qui pubblicati.
Dopo “Il dio della verità”, “Il dio delle passioni”, “Il dio della guarigione”, "Il dio della speranza", “Il dio della nostalgia”, “Il dio dell’invidia”, “Il dio della rinuncia”, “Il dio della fortuna”, “Il dio del successo”, “Il dio della sottomissione”, “Il dio del rimpianto”, ecco “Il dio del sospetto”.

Difficile riconoscerlo, il dio del sospetto, perché ama rimanere appartato e non si fa notare. Se si mischia agli uomini assume identità non appariscenti, parla sempre sottovoce, sussurra quasi.
Sussurra alle orecchie degli uomini, animato non da sentimenti elevati, non parla per il loro bene, per metterli in guardia, anche se questo potrebbe sembrare a prima vista. La nebbia, l’ombra, il buio della sera sono il suo scenario, lui si presenta con passo lieve e si insinua nelle menti, evidenziando che l’altro è un potenziale nemico, che bisogna difendersi, diffidare.
Guarda ai particolari: uno sguardo, gli occhi abbassati, la voce incerta degli uomini e da lì ricava elementi da utilizzare per i suoi fini. E’ il suo mondo, il sospetto, altrimenti sentirebbe di non esistere. Con la sua arguzia, la sua scaltrezza, se la cava bene, e prova un certo benessere quando si vedono i risultati del suo operato: gli esseri umani non si capiscono, fanno dell’ombra la dimensione dei loro rapporti, con sottofondo la diffidenza e il pregiudizio.
Si accompagna spesso al dio della gelosia, che è ben più violento e diretto di lui, il suo operato lascia il segno, porta rovina in qualsiasi cosa tocchi. Insieme fanno un duo potente, in grado di rovinare ogni situazione, frammentando dialoghi, opacizzando rapporti che prima erano splendidi. 
Indifferente alle conseguenze che porta, anzi contento, continua a mietere vittime. Forse perché gli uomini, esseri fragili in balia di un po’ di tutto, sono sempre pronti ad ascoltarlo, ad aprirgli la porta.

Nessun commento:

Posta un commento