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Tempi amari

La condizione che ci fa temere il contatto con il mondo esterno

di Laura Maria Di Forti

Tempi amari. Visi ritrosi, quasi enigmatici e persino inafferrabili per sfuggire la paura, sguardi furtivi di chi sfida il male che potrebbe colpire, perfido dardo nel buio della sorte e dado buttato a caso, gettato con noncuranza, senza nozioni di cultura, età, beffardo cancellino di sospiri, di vite che avrebbero ancora potuto essere salde, vicine ai cari nei giorni di sempre.
E invece il tempo talvolta si arresta, colpito da una mano che afferra inesorabile, instancabile, falce malefica e trebbiatrice incontentabile. 
Quando usciremo da questa voragine che ci ha investito, fatto turbinare, mulinare come foglie secche, avvizzite, foglie fragili, leggere, quasi impalpabili? Siamo effimere creature, deboli esseri in balia degli elementi, del male, di questo microbo invisibile, impalpabile, inconsistente. 
Eppure stiamo lottando con coraggio, con metodo, talvolta alla cieca, è vero, talaltra senza essere certi di niente, stiamo affrontando una guerra fatta di mascherine, di analisi, di studio, di notti insonni, una guerra cosparsa di fallimenti ma anche di innumerevoli tentativi per andare avanti tutti uniti, certi che alla fine si arriverà alla vittoria. 
Prima o poi tutto finirà e allora riprenderemo a sorridere, la bocca distesa, le donne la coloreranno di rosso o di rosa, gli occhi torneranno a cercare gli altri, i corpi si riavvicineranno e finalmente non avremo più paura. E torneremo a condividere, a riconoscerci negli altri sguardi, anche di chi non si conosce, del passante incontrato per caso, di chi percorre, anche solo per un secondo, il nostro stesso tragitto.

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