venerdì 13 novembre 2020

Il dio dell'invidia

di Marina Zinzani

(Angelo Perrone) Cosa rimane degli “altri dei”? La vetta del monte Olimpo era spesso coperta di neve e nuvole spesse coprivano la punta, rendendola invisibile agli umani. Il luogo ideale dove, secondo la mitologia greca, collocare la dimora degli dei.
Lì essi governavano le cose del mondo. Il loro volere era mutevole ed incostante, bizzoso e magnanime, scontroso e amorevole. Ciascuno incarnava un sentimento o un’idea, un vizio oppure una nobile speranza. Qualcosa ben conosciuto nel mondo umano sottostante, ma espresso in altro modo con un valore simbolico.
Smentito il mito “divino” dell’Olimpo, è rimasto il mondo, travagliato e altrettanto insondabile, dell’animo umano. I suoi risvolti – dismesse le vesti degli antichi “dei” - sono al centro delle pagine dell’autrice dei testi qui pubblicati.
Dopo “Il dio della verità”, “Il dio delle passioni”, “Il dio della guarigione”, "Il dio della speranza", “Il dio della nostalgia”, ecco “Il dio dell’invidia”.

Il dio dell’invidia si presenta sotto forma di donna, dai tratti delicati e dallo sguardo seducente. A volte però assume la forma di un uomo sempre placido e sorridente, conviviale.
In realtà ha bisogno di questi camuffamenti per entrare nel mondo degli uomini e parlare sottovoce a loro, al loro orecchio. Lui sussurra poche frasi, che sono i suoi cavalli di battaglia: “Ti sembra giusto che quella lì abbia più successo di te? Ti sembra giusto che tutto le sia dovuto? Non c’è solo lei a questo mondo, ci sono anche gli altri...”
Ecco allora che l’essere umano comincia a guardare la persona che ha davanti in un altro modo: sì, è così, quella donna o quell’uomo hanno più di lui e questo non è giusto. Chi si crede di essere? A questo punto il rapporto con quella persona si inquina, i pensieri non sono più ruscelli di acqua fresca, in cui si vedono pesci rossi e si gode della compagnia dell’altro, no, i pensieri diventano melmosi come l’acqua torbida, pensieri nascosti eppure così forti, così cattivi...
Il dio dell’invidia ha vinto, ancora una volta. E’ stato ascoltato. Poche parole che arrivano all’orecchio degli uomini come una polverina che si sparge nell’aria, e il risultato è spesso immediato. Perché difficilmente gli uomini pensano con la loro testa, sono talmente vulnerabili e spesso con così poche doti che non sopportano le virtù degli altri uomini. Preferiscono denigrarle, se sono in pubblico, anche se non sempre si espongono. Come il dio dell’invidia, nascosto, non si conosce mai il suo vero volto. 

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