venerdì 20 novembre 2020

Il dio del successo

di Marina Zinzani

(Angelo Perrone) Cosa rimane degli “altri dei”? La vetta del monte Olimpo era spesso coperta di neve e nuvole spesse coprivano la punta, rendendola invisibile agli umani. Il luogo ideale dove, secondo la mitologia greca, collocare la dimora degli dei.
Lì essi governavano le cose del mondo. Il loro volere era mutevole ed incostante, bizzoso e magnanime, scontroso e amorevole. Ciascuno incarnava un sentimento o un’idea, un vizio oppure una nobile speranza. Qualcosa ben conosciuto nel mondo umano sottostante, ma espresso in altro modo con un valore simbolico.
Smentito il mito “divino” dell’Olimpo, è rimasto il mondo, travagliato e altrettanto insondabile, dell’animo umano. I suoi risvolti – dismesse le vesti degli antichi “dei” - sono al centro delle pagine dell’autrice dei testi qui pubblicati.
Dopo “Il dio della verità”, “Il dio delle passioni”, “Il dio della guarigione”, "Il dio della speranza", “Il dio della nostalgia”, “Il dio dell’invidia”, “Il dio della rinuncia”, “Il dio della fortuna”, ecco “Il dio del successo”.

E’ un dio capriccioso, narcisista, che appare sotto forme mutevoli, ora una donna dal viso levigato, dal rossetto acceso, dal corpo seducente, ora come un uomo col sorriso stampato sul volto, con un orologio al polso di indubbio valore.
Si accompagna alla perseveranza, al coraggio, alla determinazione, ma anche a soggetti più loschi, come la scaltrezza, il disprezzo, se questo lo fa arrivare alla meta. 
E’ un dio che guarda in una sola direzione, al suo obiettivo, e quando è arrivato a quel punto non si guarda quasi mai attorno, a cosa accade attorno, è troppo impegnato a pavoneggiarsi nella sua condizione o a mantenere la situazione tanto desiderata.
Conosce la forza che cambia il destino degli uomini, evocata da riti magici, parole misteriose, convinzioni granitiche, ogni cosa efficace per arrivare dove si è prefissato.
Ogni tanto, in segreto, ha momenti di cedimento, di dubbio, di paura. Si ritira in un luogo appartato, si è guardato allo specchio e le sue forme assunte gli sembrano meno belle, il volto levigato di donna è sempre lo stesso, ma sembra di una bambola, l’uomo dall’orologio così costoso non sa come catturare il tempo. Intravede la solitudine in lontananza, dea che rifugge, che detesta. Allora torna quello che era, viaggia, assume un altro volto, si trasforma.
Ha un fratello minore, un suo doppio che va poco a trovare. Sta in una capanna, con pochi oggetti a disposizione, solo gli essenziali, e veste abiti semplici. Esce a piedi, non possiede auto lussuose, va fra gli umili e li aiuta. Nessuno lo riconosce, nessuno sa che essere il dio del successo significa per lui donare.

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