domenica 13 dicembre 2020

Natale, cupi in volto

In questo clima di incertezza, come sarà il Natale?

di Cristina Podestà

In una stalla o in una grotta. Gesù è nato lì. Il suo messaggio è di pace e amore. E anche di essenzialità e povertà. Da circa dieci mesi le frasi più utilizzate sono: “Andrà tutto bene”, “Ne usciremo migliori”, eccetera. Ma guardiamo bene la realtà, ne veniamo fuori disarmati e preoccupati, mano a mano che passa il tempo sempre di più.
Altro che Natale e tutti più buoni! In una situazione come mai prima, si grida a gran voce un disappunto generale su qualsiasi scelta il governo compia, una desolazione palpabile si avverte con chiunque ci si trovi a parlare, uno stato generale ansiogeno e di insoddisfazione ci circonda.
L’amico psichiatra ha riscontrato un notevole aumento di pazienti: anziani depressi e spaventati, i più giovani timorosi per il proprio futuro, la gente di mezza età nel caos per genitori e figli e per sé stessi, preda di angoscianti condizioni economiche e morali che vanno sempre peggio. 
Si prospettano tempi durissimi nel campo sanitario ed economico ma, soprattutto, in quello di rapporti e relazioni. Confusione, molta. Tutti cupi in volto, pensierosi per svolgere anche cose di ordinaria amministrazione come fare la spesa, recarsi sul posto di lavoro, mandare un figlio a scuola.
Siamo precipitati in un baratro terrificante e non sappiammo a cosa aggrapparci. Si naviga a vista, si campa alla giornata, ci si guarda con sospetto, non c’è gioia in alcuna azione, solo una routine che, forzatamente, continua nel più totale disorientamento. “Se possibile ci vediamo per un caffè da asporto in queste feste? “. Ecco la frase ricorrente. Ma ciò che più preoccupa sono le liti sui colori regionali o sui vaccini o, ancora, sui comportamenti da tenere. 
Ho osato dire, a chi attaccava in modo furioso e privo di argomentazioni sostenibili il governo, siamo in guerra, certo diversa da quelle precedenti e combattuta con armi diverse, ma questa è una guerra e bisogna adeguarci alla meno peggio, cercando di guardare al passato per consolarci e al futuro speranzosi. 
Non l’avessi mai detto, un acerrimo nemico! Per non scendere a bassi livelli, ho glissato. Ma non mi ha consolato questa aggressività. Vogliamo il Natale da trascorrere insieme, e poi ci offendiamo, abbiamo atteggiamenti scortesi.
Che Natale vuoi? Che Natale è? Il messaggio di Cristo per credenti e, anche non credenti, è di tipo diverso. Che Natale si desidera? Non focalizzo, non comprendo. Sono limitata, arretrata, fuori moda. 
Per me, Natale, è altro. Un momento intimo, di riflessione e ricostruzione se possibile del sé, un distacco dalle cose peggiori in un’ottica di tentativi di cambiamento e miglioramento. Un Natale sobrio ma sereno. Sarà così?

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