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✍️ Scrivere romanzi, non importa quale: memoria, creatività e l'identità che scrive

Illustrazione di una donna concentrata che scrive su una macchina da scrivere vintage con un'idea (lampadina accesa) che fluttua sopra la sua testa; libri sullo sfondo.
(Introduzione a Maria Laura Di Forti). «Il ricordo è il tessuto dell’identità», osservava Nelson Mandela, come dargli torto? Tanti aneddoti di vita ci appartengono. Laura Maria Di Forti ci invita in un viaggio nella sua memoria, dagli anni Settanta alla passione per la letteratura storica e umoristica. Sono frammenti vitali che rappresentano l’esperienza che ci ha permesso di essere quello che siamo.
Già pubblicati: Come imparare le lingue senza fatica (22.6.22), Ai miei tempi (24.6.22)

🧶 Borse, cravatte e il primo lavoro riuscito

(Laura Maria Di Forti) - Negli anni Settanta era gran moda tra i giovani fare le borse con delle vecchie cravatte cucite insieme e con i manici ad anello. Anche io ne avrei voluta fare una ma, diamine, dove trovare tutte quelle cravatte? Così anche per le coperte fatte con quadrati di lana lavorata all’uncinetto, al di là del fatto che nessuno mi aveva insegnato a lavorare a maglia o all’uncinetto, ci avrei messo, credo, un anno a farmi una coperta ed io, lo confesso, sono una gatta presciolosa, come dice il proverbio.
Però, un’estate che da Roma, dove la mia famiglia si era trasferita quando avevo undici anni, andai a Milano a trovare mia nonna, vidi sul tavolo della sala un bellissimo centrino e allora, comprato un uncinetto e il filo, l’ho copiato con molta pazienza da vera autodidatta. Credo sia stato, quello, il primo lavoro fatto da me ben riuscito. In precedenza non ero mai stata brava a combinarne una giusta, né col pongo né con foglio e matita: in disegno, praticamente una schiappa!

📚 Dall'antica Roma a Woodhouse: il desiderio di scrivere

In compenso, durante gli anni del liceo, l’unico mio desiderio era scrivere. Al principio avevo deciso di dedicarmi alla letteratura storica: volevo scrivere la biografia di Diocleziano semplicemente perché avevo letto non so quale aneddoto su di lui sulla Settimana Enigmistica. Poi, dopo aver letto Zio Fred in Primavera di Woodhouse, che mi aveva fatto ridere a crepapelle, decisi di scrivere un romanzo umoristico ma mi arresi subito: non era proprio facile ideare delle battute spiritose come quelle di Woodhause!
Allora pensai di ispirarmi alla letteratura russa, ma tutti quei nomi, Santo Cielo, così numerosi, appunto, e difficili da tenere a mente, mi obbligarono a gettare la spugna. Poi, la vita ha pensato a distrarmi in altre maniere e, di scrivere, per anni non ci ho più pensato.

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