Il movimento del mare e l'illusione della velocità: il moto come eterno procedere

(Vele al vento di Pippo Rizzo, 1925)
(a.p.) ▪️Il vento non era un suono, ma una lama che tagliava il mare. Le onde, piani di lapislazzuli e indaco, incastrati l'uno nell'altro.
Al centro, tre sagome scure fendevano l'energia blu. Le barche erano creature fatte di linee spezzate e slancio puro. Le loro vele, triangoli di giallo vivo e ocra caldo, erano tessuti non di tela, ma di pura luce. Ogni segmento di vela sembrava irradiare un calore, catturando l'energia del giorno e proiettandola contro il freddo mare.
Era un'esplosione di colori e dinamismo. Il mondo, smontato in precedenza, è ricostruito più vero, più intenso. Non si guarda una regata, si sente la velocità: il moto, vinta l'illusione effimera, diventa il principio stesso della traversata. I piani sfrecciano, si intersecano, testimoniando un viaggio incessante, un eterno procedere che il vento non può intrappolare.

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