di Liana Monti
Storie di apparente normale vita quotidiana. Gente che lavora, persone che si sposano, il tempo che passa. Sei racconti, sei storie, sei drammi.
Ognuno di essi parte da un contesto in cui le vicende sembrano tranquille. Poi in ognuna il protagonista rivela lentamente il percorso di vita che sta seguendo, i suoi desideri, le speranze, i progetti per il futuro.
“Io amo il mio lavoro – capisci? – l’amo forse più di me stesso.”
Un amico immaginario a cui si affidano i propri segreti più profondi.
Un nobile che decide di andare contro corrente, scegliendo una vita semplice, modesta, umile, lontano dall’eredità di ricchezza e privilegi, perché il rispetto di sé lo si deve guadagnare con il sudore e la fatica e non importa cosa dicano gli altri, le critiche, gli insulti, gli sgarbi.
Contrasti di famiglia fra padre e figlio che non hanno possibilità di riconciliazione.
La ricerca della felicità conducendo una vita semplice dove il lavoro vero è necessario per guadagnarsi rispetto e onore prima di tutto da sé stessi.
La speranza di trovare la persona giusta con la quale condividere la propria vita, sposandosi, ma che inesorabilmente trattasi di un amore non corrisposto o di breve durata.
“L’uomo non è mai contento di quello che ha”.
In ogni caso ogni storia non è a lieto fine. Cadono le illusioni, cadono le speranze e rimane una grande tristezza e solitudine.
La saggezza delle terre dei lavoratori, l’onestà di chi conduce un’esistenza di privazioni, ma con dignità.
“L’afide mangia l’erba, la ruggine il ferro, e la menzogna l’anima.”
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